Serventi Longhi: “Relazione di Cheli deludente, si sanziona una emittente porno ma non le violazioni di Rai e Mediaset”. Tlc: Natale (Usigrai) su canone Rai
''Nella situazione attuale, l'Autorità per le comunicazioni si trova nell'impossibilità di realizzare un vero controllo e di sanzionare le posizioni dominanti nel settore tv: mi dispiace, ma non si riesce a capire a cosa serva attendere lo sviluppo del digitale, con i suoi effetti perversi, a partire da quelli che si intravedono nel settore dei diritti del calcio''. Questo il commento del segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, alla relazione annuale del presidente dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. ''E' dura - ha detto Serventi - fare il presidente dell'Authority delle tlc nell'era di Berlusconi, nel 2004: la realtà è desolante. Con buona volontà e impegno l'Autorità in questo anno ha sanzionato pochi soggetti: i più rilevanti sono l'emittente 'Superpippa' - ha ironizzato il segretario della Fnsi - e trasmissioni come 'Blob' in campagna elettorale, perché non facessero vedere personaggi politici. Ma, di fronte all'accertamento delle violazioni perpetrate per sei anni da Rai e Mediaset, non c' è ancora una sanzione anche se siamo a metà luglio. Nel frattempo - ha concluso Serventi - Mediaset aumenta gli introiti e le risorse e si preannunciano interventi a legge Gasparri approvata: una legge che consente il superamento di qualsiasi limite nel settore tv''. (ANSA) Tlc: Natale (Usigrai) su canone Rai “La relazione del Presidente Cheli richiama l’attenzione fra l’altro sul progressivo declino del canone Rai, sempre meno rilevante come fonte di finanziamento del servizio pubblico. Non è colpa del destino: è la conseguenza della scelta fatta negli anni da governi di segno politico diversissimo, ma accomunati dalla convinzione che il canone Rai dovesse rimanere ai livelli più bassi d’Europa. E per l’anno prossimo il ministro Gasparri ha già annunciato, con l’assenso del Direttore Generale Cattaneo, l’intenzione di abbassarlo. Al tempo stesso, però, tutti si lamentano della crisi di identità della Rai, della sua crescente omologazione, del carattere troppo commerciale della sua programmazione. Sta nel canone una parte rilevante della risposta a questi problemi. Bisogna abbandonare l’idea che il canone sia un odioso balzello, e rilanciarlo piuttosto come strumento per la diversificazione e come garanzia di una maggiore qualità del servizio pubblico. Un canone più alto permetterebbe alla Rai di rinunciare a quote di pubblicità a favore di altri soggetti editoriali (auspicabilmente non per far crescere ancora il polo forte del duopolio) e di rilanciare il proprio ruolo. I crescenti ricavi della pay dicono che aumenta il numero di coloro che sono disposti a pagare per una tv di qualità. Un aumento, anche sostanzioso, del canone costerebbe ai cittadini molto meno”.