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Foto: @_Carabinieri
Minacce 03 Nov 2025

Novara, giornalista avvicinato e intimidito durante una manifestazione

Il collega della Voce di Novara Luca Galuppini aggredito verbalmente durante una iniziativa indetta dal "Comitato Remigrazione e riconquista".

Durante la manifestazione indetta dal "Comitato Remigrazione e riconquista" a Novara sabato 1° novembre 2025, il giornalista della Voce di Novara Luca Galuppini è stato «avvicinato e intimidito verbalmente da uno dei partecipanti, con indosso una collanina raffigurante la svastica, che lo ha seguito per impedirgli di scattare foto e riprendere la manifestazione». Lo racconta lo stesso giornalista sul sito web del giornale, aggiungendo che «la situazione ha richiesto l’intervento di Polizia e Carabinieri che hanno evitato ulteriori incidenti. L’atteggiamento nei miei confronti ha assunto fin da subito i contorni di un tentativo di intimidazione, esplicito nel linguaggio e nei gesti. Non un diverbio momentaneo, ma un modo per ribadire che chi racconta certi fatti non è gradito, che la cronaca è tollerata solo finché resta compiacente. La Voce ha, infatti, già dedicato vari articoli al ritorno in città di sigle e simboli riconducibili all’estrema destra. Dalle manifestazioni dell’8 febbraio, in cui erano presenti CasaPound e Rete dei Patrioti con il patrocinio della Provincia, alle affissioni di manifesti di CasaPound negli spazi pubblici comunali, fino alla presenza in queste manifestazioni, compresa quella odierna, della referente novarese del comitato 10 Febbraio, Cristina Avvignano, già presente alla commemorazione per Vittorio Doré dove i manifestanti avevano fatto il saluto romano e il “presente” di fronte al cippo del cimitero di Trecate».

Il giornalista conclude: «Cercare di ostacolare chi svolge questo lavoro non significa colpire una persona, ma mettere in discussione un principio costituzionale: la libertà di informazione sancita dall’articolo 21. Senza questo spazio di racconto, ogni dibattito pubblico rischia di ridursi a monologo. La scena di questa mattina restituisce così il ritratto di un clima difficile, quasi sospeso tra diffidenza e ostilità, dove chi documenta appare come un corpo estraneo, un ospite sgradito. Ma proprio nei momenti in cui la piazza si chiude e l’aria si fa pesante, il compito del giornalismo diventa ancora più necessario: esserci, osservare, raccontare. È un dovere verso i lettori, ma anche una forma di resistenza civile, l’unico modo per continuare a difendere il diritto di tutti a conoscere ciò che accade». (anc)

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