Sarzanini e Fusani perquisite e private degli strumenti di lavoro, la Fnsi chiede un incontro urgente con il Ministro Castelli
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Continuano, minacciosi, gli atti giudiziari nei confronti delle colleghe de “Il Corriere della Sera” e de “la Repubblica”, Fiorenza Sarzanini e Claudia Fusani, indagate per la fuga di notizie sulle indagini di terrorismo islamico a Roma. Questa mattina all’alba le colleghe hanno subìto una invasiva perquisizione nelle loro case prima e nelle redazioni poi nonostante che pochi giorni fa ne avessero subìta un’altra. Le due giornaliste erano anche state interrogate sia dal sostituto procuratore Piro sia dal procuratore Vecchione. Le colleghe sono state private di tutti i loro strumenti di lavoro, computer e agendine elettroniche comprese, con la conseguenza di impedire nei fatti a Fiorenza Sarzanini e Claudia Fusani di svolgere la loro attività professionale. Questi comportamenti della magistratura romana hanno assunto l’aspetto di vere e proprie azioni intimidatorie nei confronti della libertà di stampa e per questo motivo chiediamo un incontro urgentissimo con il ministro della Giustizia, Castelli. Fatti di questa portata non ci sembrano degni di un paese civile.” Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi ha dichiarato: “Suscita sconcerto la nuova perquisizione disposta dalla Procura di Roma nella abitazione delle giornaliste di Repubblica e del Corriere della Sera Claudia Fusani e Fiorenza Sarzanini, indagate per le notizie pubblicate sull’inchiesta sulle ipotesi di terrorismo islamico a Roma. E’ sempre più intollerabile la contraddizione, che il nuovo intervento della Procura Romana rende stridente e delicata, tra segreto istruttorio e segreto professionale dei giornalisti. Non si può andare avanti così, perché questa è una forma di intervento che provoca una mutilazione alla libertà di stampa”. E’ quanto afferma il Presidente della Federazione della Stampa, Franco Siddi, il quale, confermando la propria solidarietà alle colleghe che hanno l’obbligo di tutelare le loro fonti, ribadisce che Ministero della Giustizia e CSM non possono stare a guardare. E’ il tempo di riprendere e portare a conclusione chiare il tavolo di confronto che era stato aperto con il Ministero. In ogni caso nessuno potrà fermare i giornalisti nell’opera di documentare la verità.