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Internazionale 01 Ago 2007

Rupert Murdoch conquista il Wall Street Journal e piega i Bancroft

31 luglio - Rupert Murdoch conquista il Wall Street Journal. All'insegna del romano 'divide et impera' il tycoon dei media spacca i Bancroft, la famiglia che da oltre 100 anni controlla la Dow Jones & Co e la 'Bibbia' dei mercati finanziari, e si prepara a mettere nella sua bacheca dei trofei il pezzo più pregiato in più di 40 anni d'attività nei media.

31 luglio - Rupert Murdoch conquista il Wall Street Journal. All'insegna del romano 'divide et impera' il tycoon dei media spacca i Bancroft, la famiglia che da oltre 100 anni controlla la Dow Jones & Co e la 'Bibbia' dei mercati finanziari, e si prepara a mettere nella sua bacheca dei trofei il pezzo più pregiato in più di 40 anni d'attività nei media.

All'accordo di vendita per 5 miliardi di dollari manca la solo firma, attesa in serata (notte fonda in Italia) dopo la riunione dei Board di News Corp e di Dow Jones & Co, e data per scontata visto che sono in pochi a ritenere che il mogul possa a questo punto mancare l'obiettivo. I mercati credono alla sua ennesima impresa al punto che al Nyse il titolo Dow Jones & Co mette le ali e balza dell'11,5%, a quota 57,5 dollari, vicino ai 60 dollari unitari offerti da Murdoch agli inizi di maggio. La svolta, dopo due giorni di trattative in apnea sempre sul filo della rottura, giunge in giornata quando il Denver Trust, uno dei fondi fiduciari che gestisce parte delle azioni della famiglia, decide di schierarsi per la vendita facendo salire la quota dei favorevoli oltre la metà del 64,2% dei diritti di voto dei Bancroft. Il cambio di campo del Denver Trust, che ha una partecipazione del 9,1%, matura dopo che il Board della compagnia editoriale ha accettato di creare un fondo a copertura delle spese di advisor e consulenti del socio di controllo, che includono Merrill Lynch e gli studi legali Hemenway & Barnes e Wachtell, Lipton, Rosen & Katz. Oneri di cui si farà carico la News Corp a operazione conclusa e che dovrebbero essere di 30 milioni di dollari. Il fondo fiduciario, solo due giorni fa, aveva criticato l'offerta dei 60 dollari del magnate dell'editoria sulla base del fatto che, rapportati al voto multiplo delle azioni (10 per ogni titolo) in mano ai Bancroft, rappresentavano un premio di appena il 10-20% e non quello del 65% stimato considerando i valori dei titoli Dj prima che Murdoch scoprisse le sue carte. A maggio, il socio di maggioranza aveva rifiutato la proposta temendo che l'acquisizione da parte di un colosso dei media come News Corp potesse compromettere l'indipendenza del Wsj sulla quale i Bancroft vigilano dall'inizio del Novecento. Negli anni, il 64,2% dei diritti di voto si è polverizzato tra 33 eredi organizzati in cinque trust diversi, ognuno con idee diverse. Sulle prime, dopo la risposta negativa, si sono provate altre strade, come il management buyout, il piano di private equity o l'intervento di un altro investitore 'politically corrent' come Bill Gates o Warren Buffett. Si sono fatti avanti il re dei supermercati di Los Angeles Ron Burkle, con il sostegno dei sindacati, e il tycoon Internet Brad Greenspan. Si sono invece defilati la General Electric, che possiede la tv finanziaria Cnbc, e il gruppo Pearson, che edita il Financial Times. Alla fine sono rimasti Murdoch, con i suoi 5 miliardi di dollari da un lato, e Leslie Hill, ex capitano pilota della American Airlines, con Christopher Bancroft dall'altro, grandi soci di Dow Jones & Co a difesa dell'indipendenza del gruppo. Il tycoon ha aspettato, ha trovato l'intesa sulla tutela dell'indipendenza editoriale, e ha aspettato la frana del fronte avversario, pronto a mettere il Wall Street Journal (il secondo quotidiano più venduto negli Usa con 2,6 milioni di copie dopo Usa Today ) accanto al Times di Londra, alla Fox News e al New York Post, il quotidiano fondato da Alexander Hamilton e poi trasformato in un tabloid di grande successo. (ANSA)

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