Il 2 novembre 2025, la Federazione internazionale dei giornalisti e le sue affiliate in tutto il mondo celebreranno la Giornata internazionale per porre fine all'impunità per i crimini contro i giornalisti.
«Da quando le Nazioni Unite hanno istituito questa Giornata commemorativa 12 anni fa – si legge sul sito web della Ifj - le intimidazioni e le violenze contro i giornalisti sono aumentate incessantemente. I giornalisti che seguono le manifestazioni vengono picchiati, attaccate con spray al peperoncino o colpite con proiettili di gomma, nonostante siano chiaramente identificate come "stampa" sui loro vestiti o gilet. Le redazioni vengono vandalizzate o perquisite da individui non identificati. Le giornaliste, in particolare, sono prese di mira da campagne d'odio online, minacce di stupro o di morte e doxxing (la divulgazione di informazioni identificative su qualcuno online). Nei casi più estremi, i giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata o sulla corruzione scompaiono o vengono trovati morti in circostanze sospette. E molti giornalisti vengono presi di mira direttamente mentre svolgono il loro lavoro di reportage di guerra».
La Federazione internazionale sottolinea poi che «dall'inizio del 2025, almeno 99 giornalisti e operatori dei media sono stati uccisi nel corso del loro lavoro, la maggior parte in zone di guerra: 50 a Gaza, in Palestina; 8 in Ucraina; e 6 in Sudan, secondo le ultime statistiche dell'Ifj. Secondo l'Unesco, solo un omicidio di giornalista su dieci viene indagato».
L’Ifj conclude: «Combattere l'impunità è una responsabilità universale. La lotta contro l'impunità non appartiene solo ai giornalisti. Appartiene a tutti noi. Perché quando un giornalista viene ucciso impunemente, la storia muore; e quando la storia muore, muore con essa la nostra capacità di chiedere conto al potere». (anc)