Dopo Sigfrido Ranucci e i colleghi e le colleghe di Report, anche il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D'Ubaldo, finisce nel mirino di Maurizio Gasparri. La colpa di D'Ubaldo? Aver preso parte, martedì 7 novembre 2023, alla 'passeggiata per la libertà di stampa' che ha accompagnato il conduttore a palazzo San Macuto, dove ha partecipato all'audizione in Vigilanza Rai convocata dopo i servizi giornalistici andati in onda domenica 22 ottobre nella puntata di Report dedicata a Silvio Berlusconi.
Il presidente dell'Ordine regionale viene così citato da Gasparri in un'intervista al Corriere della Sera di venerdì 10 novembre e nella nota con cui, il 15 novembre, annuncia di aver presentato un esposto contro Report e la Rai per denunciare di aver ricevuto minacce attraverso i canali social della trasmissione e della stessa azienda.
Denuncia nella quale l'esponente azzurro lamenta «insulti rivolti alla mia persona, cosa ancor più grave perché avvenuta alla presenza del presidente dell'Ordine dei giornalisti del Lazio, al quale peraltro appartengo dal 1981».
Al collega D'Ubaldo va la solidarietà di tutta la Federazione nazionale della Stampa italiana. «Certi esponenti politici – rileva il sindacato – non perdono occasione per dimostrare la loro allergia verso i giornalisti e per prendere di mira, singolarmente, gli esponenti della categoria».
Giovedì 16 novembre, intanto, Gasparri e un altro senatore di Forza Italia, Roberto Rosso, anch'egli componente della commissione di Vigilanza, hanno presentato una interrogazione al ministro della Giustizia in riferimento ad alcune vicende riguardanti Sigfrido Ranucci e la trasmissione 'Report'.
«Secondo quanto consta agli interroganti – si legge nel testo – oltre cento istanze di punizione, prevalentemente per il reato di diffamazione, sarebbero state introdotte presso la Procura della Repubblica di Roma nei confronti del giornalista Sigfrido Ranucci e di suoi collaboratori».
Per gli interroganti, «se risultasse accertata la sussistenza di un così elevato numero di procedimenti giudiziari pendenti per fatti connessi agli argomenti trattati dal programma 'Report' che, come è noto, viene diffuso dal servizio pubblico della Rai, sussisterebbe senza ombra di dubbio l'esigenza di comprendere le ragioni della inerzia investigativa».
Da qui la richiesta al Guardasigilli di sapere se il ministro «intenda verificare la sussistenza dei fatti riportati e, in caso affermativo, se intenda disporre dei propri poteri ispettivi per accertare le ragioni che avrebbero determinato tale stato di cose da cui discenderebbe, tra l'altro, un innegabile pregiudizio di immagine per l'ordine giudiziario».