Lettera aperta alla presidente Marinella Soldi e ai vertici della Rai, dell'Ordine dei giornalisti e dell'Agcom, dopo la puntata di 'Avanti popolo' di martedì 31 ottobre 2023 nel corso della quale, in prima serata su Rai3, la conduttrice Nunzia De Girolamo ha intervistato la ragazza sopravvissuta allo stupro di gruppo di Palermo.
«Premesso che la ragazza, maggiorenne, ha scelto di accettare l'invito in trasmissione per parlare della sua storia, e che questo va rispettato poiché rientra nell'autodeterminazione, intendiamo evidenziare – si legge nella missiva – l'avvenuta violazione dei basilari principi della deontologia professionale nell'esporre, per giunta a così poco tempo dai fatti, una sopravvissuta alla spettacolarizzazione del proprio stupro e alla vittimizzazione secondaria cui si è assistito nel corso del programma».
Le firmatarie e i firmatari della lettera, centinaia di intellettuali, giornaliste e giornalisti, scrittrici e scrittori, operatrici e operatori dell'informazione e dello spettacolo, rappresentanti di associazioni, attiviste e attivisti, cittadine e cittadini, ritengono che «la modalità di intervista incalzante nei confronti della sopravvissuta e la conduzione adottate da De Girolamo rappresentino un esempio inaccettabile di pornografia del dolore».
Nel corso della trasmissione, prosegue la missiva, «la conduttrice ha di fatto costretto la vittima a rivivere nel dettaglio gli abusi subiti, con tanto di lettura al suo cospetto delle frasi degli stupratori, in contrasto – come anche Cpo Rai e Usigrai hanno rilevano in una nota congiunta – con le policy di genere approvate dal consiglio di amministrazione della Rai, nonché, nello specifico del lavoro giornalistico, con il Manifesto di Venezia. Come se questo non bastasse, la ragazza è stata sottoposta con superficialità inaudita e lesiva della propria persona a reiterati e costanti episodi di colpevolizzazione e vittimizzazione secondaria».
Incalzano firmatari e firmatarie del documento: «Facciamo nostra la nota sopraccitata nel dire che poco importa che la conduttrice alla fine del servizio dica che 'questo la rende vittima due volte'. La trasmissione, nella modalità del racconto, ignora i compiti del servizio pubblico radiotelevisivo. Ci troviamo quindi a constatare che, ancora una volta, su una rete del servizio pubblico la violenza di genere è stata declinata a tema da salotto e opinione, ignorando le policy di genere approvate dal Cda Rai, le linee guida del Manifesto di Venezia e del contratto giornalistico, nonché le voci di associazioni, movimenti e sopravvissute».
Da qui la richiesta ai vertici Rai affinché, «in vista del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, prendano posizione sull'accaduto e si assumano la responsabilità di una gestione dell'informazione e del servizio pubblico adeguata al ruolo informativo, culturale e sociale della Rai. Esigiamo – si chiude la lettera – che il tema della violenza di genere sia trattato con competenza e deontologia, garantendo alle vittime il rispetto e la dignità indispensabili, secondo le modalità sancite dalle linee guida, nonché dalla Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, che l'Italia ha firmato nel 2013, ma ancora non trova applicazione neppure nel servizio pubblico Rai».