La scialuppa di salvataggio per la Rai per il momento non arriverà. La caduta del governo Renzi, oltre alle inevitabili ripercussioni politiche, ha più di una conseguenza immediata sulla gestione della tv pubblica. L'aspetto che più lascia i vertici in apprensione è il mancato inserimento nella legge di stabilità, che domani dovrebbe essere approvata definitivamente al Senato senza modifiche rispetto al testo uscito dalla Camera, della deroga all'inclusione della Rai nella lista delle aziende della pubblica amministrazione stilata dall'Istat, su indicazione di Eurostat.
La deroga, contenuta nelle prime bozze, era stata cancellata dal testo perché ritenuta priva di ricadute sui conti pubblici. Poi, però, dal governo era arrivata la promessa di una marcia indietro con la presentazione della norma a Palazzo Madama, cosa che a questo punto non sarà più possibile. La speranza dei vertici di Viale Mazzini è che il prossimo governo riprenda presto in mano la questione, restituendo loro piena capacità di manovra su appalti, acquisti, assunzioni e contrattazione collettiva.
Entra invece nella legge di stabilità la riduzione per il prossimo anno del canone da 100 a 90 euro annuali: nelle tabelle allegate alla manovra il tetto minimo di entrate per la tv pubblica per il 2017 è fissato in 1 miliardo 681 milioni lordi (1 miliardo 617 milioni netti), a cui andrà aggiunto il 50% delle maggiori entrate legate al canone in bolletta (stimate in 320 milioni complessivi). A preoccupare la tv pubblica è la riduzione dei trasferimenti totali rispetto all'anno in corso (che si stimano superiori al miliardo e 800 milioni).
Altro capitolo in stand by è quello del rinnovo della convenzione decennale, che era atteso oggi in consiglio dei ministri e andrebbe approvato entro la fine di gennaio 2017 a questo punto dal prossimo governo. Non è da escludere una nuova proroga della passata concessione.
Viale Mazzini attende anche una risposta del Mise sull'applicazione del tetto di 240 mila euro agli stipendi delle star (l'orientamento, in assenza di una indicazione ministeriale, sarebbe quello di applicarlo a tutti i contratti) e sulle soluzioni da adottare a seguito delle irregolarità segnalate dall'Autorità Anticorruzione su alcune nomine di dirigenti esterni.
(Ansa – Roma, 6 dicembre 2016).