Il periodo natalizio rende più sfumati i contorni dei cahiers de doléances della Rai ma il prossimo Cda, fissato - a quanto apprende l'Adnkronos - per il 13 gennaio prossimo già segnerà un inizio d'anno non facile. Sarebbe quello il consiglio di amministrazione al quale il direttore della Tgr Alessandro Casarin presenterà il proprio piano editoriale dopo la sua nomina (di fatto una conferma) avvenuta il 18 novembre scorso. Nulla di difficile se non fosse che, rispetto alla prima volta in cui venne nominato presentando un piano approvato dall'80% circa della redazione, nel frattempo è scoppiato il bubbone della cancellazione dei Tg regionali notturni, quei telegiornali trasmessi dopo la mezzanotte e gravati, quindi, da maggiorazioni economiche che, secondo l'ad, non troverebbero riscontro in termini di quantità di telespettatori interessati.
In sostanza, se prima Casarin aveva dalla sua tre anni in cui la Tgr ha guadagnato 600mila spettatori nell'edizione principale e il 2,5 % di share per ogni edizione di Tg, ora è il direttore che non ha contrastato la scelta dell'Ad Fuortes di eliminare la terza edizione dei Tg regionali e, per tale ragione, quasi la totalità della redazione non solo non è con lui, ma è contro di lui, ed è pronta quindi a bocciare il suo piano, salvo accordi con l'Usigrai in zona Cesarini che ora non sono all'orizzonte. Ma si sa che le vie della mediazione sono infinite. Vedremo.
Di certo al momento c'è solo che Casarin, dopo la presentazione dei piani editoriali della direttrice del Tg1, del direttore del Tg2, di Rainews e di Rai Parlamento, dovrà fare altrettanto e dovrà farlo entro 60 giorni dalla sua nomina. Quindi? Partiamo dalle norme. Se il piano del direttore Casarin sarà respinto, entro 15 giorni il direttore, d'intesa con l'amministratore delegato, dovrà ripresentare il piano. Se a quel punto le redazioni dovessero nuovamente bocciarlo, allora l'Ad dovrà informare di questo il consiglio di amministrazione, lo stesso consiglio - fanno notare alcuni parlamentari della commissione di Vigilanza Rai - che però ha preso atto a maggioranza dei palinsesti che contenevano la cancellazione dell'edizione notturna in questione.
La situazione insomma è complicata e il fatto che Clemente Mimun si vide votare per ben due volte la sfiducia da direttore del Tg2, continuando a dirigere il telegiornale in tutta serenità, non aiuta. Né certamente aiutano a rasserenare il clima lo sciopero che si è appena svolto per protestare contro la cancellazione della terza edizione e la denuncia fatta dall'Usigrai (con l'avallo della gran parte dei giornalisti Rai) nei confronti dell'Ad Fuortes per comportamento antisindacale (su questo fronte si attende che il giudice fissi l'udienza).
Ma un no plebiscitario al piano di Casarin sembrerebbe scontato, anche alla luce di quanto avrebbero concordato le assemblee che si sono svolte durante la giornata di sciopero del 29 dicembre scorso decidendo di respingere al mittente il pacchetto di misure alternative dell'Ad Fuortes (ampliamento di 1 minuto della durata dell'edizione del telegiornale regionale delle 14; ripristino della durata di 30 minuti di 'Buongiorno Regione'; la replica della rubrica 'Bellitalia' su Rai5 e una campagna promozionale dei siti web regionali e del nuovo portale informativo di Rai News.).
Nel bel mezzo di questo duello, che si svolge lontano da un tavolo di trattativa, arriva la proposta del segretario dell'Usigrai Daniele Macheda: «Propongo al direttore Casarin di anticipare la terza edizione alle 22.30 - dice Macheda all'Adnkronos - come accadeva oramai molti anni fa. In questo modo il problema del costo dovuto alle maggiorazioni notturne sarebbe eliminato e l'informazione regionale non resterebbe sguarnita dalle 20 in poi».
Questo al momento lo stato dell'arte di una vicenda che chiama in causa molto altro, come ad esempio il valore degli spot nel caso di una pausa di programmi come 'Report' o 'cartabianca' o 'Chi l'ha visto'. O ancora, di contro, apre alcuni punti interrogativi che circolano al momento nel sindacato ma anche tra esperti del settore: se la mission di Fuortes - peraltro sentita con forza anche dalla Commissione di Vigilanza Rai - è quella di mettere in sicurezza le finanze della Rai e quindi la sua esposizione finanziaria, perché allora non indicare anche altre caselle di risparmio oltre quelle della Tgr? (Adnkronos)