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Internazionale 15 Apr 2008

Quotidiani: l’eccezionale rimonta del Financial Times

Nel grigio panorama dei media dove si moltiplicano le notizie di giornali in crisi o che chiudono, il quotidiano economico di Londra per eccellenza, il Financial Times del gruppo Pearson, fa eccezione.

Nel grigio panorama dei media dove si moltiplicano le notizie di giornali in crisi o che chiudono, il quotidiano economico di Londra per eccellenza, il Financial Times del gruppo Pearson, fa eccezione.

Anzi, è riuscito a essere protagonista di un’eccezionale rimonta: nel 2003 perdeva 60 milioni di dollari e l’anno successivo era ancora in perdita per oltre 17 milioni, ma nel 2007 ha messo a segno un profitto di 60 milioni, per un fatturato vicino ai 600 milioni di dollari. Una rimonta ottenuta non senza qualche licenziamento, anche se, essendo aumentato lo staff dedicato alle operazioni digitali, il numero complessivo di dipendenti del giornale non è diminuito di molto. Usman Ghazi, analista della Dresdner Kleinwort, riferisce che, negli ultimi tre anni, le entrate pubblicitarie del Financial Times sono cresciute di almeno il 9% annuo. Le entrate online, secondo dati del FT stesso, sono salite del 40% nel 2007. La sfida che si prepara adesso per la testata economica londinese è la competizione col Wall Street Journal di Murdoch, anche se i due giornali hanno pubblici e obiettivi diversi: il FT è un player di nicchia, per lettori selezionati, molto attenti alle questioni della finanza, e inserzionisti di alto livello, con una circolazione globale ben bilanciata: circa 150.000 copie negli Usa, 140.000 in UK e 160.000 nel resto d’Europa, in Medio Oriente, Asia e Africa. Il Wall Street Journal è un giornale di massa, nei soli Stati Uniti ha una circolazione di 1,7 milioni di copie. (9Colonne)

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