Un'iniziativa congiunta di Federazione nazionale della stampa italiana, Usigrai, Associazione giornalisti amici di padre Paolo Dall'Oglio e Articolo21 per chiedere di cessare i bombardamenti su Aleppo, per tentare di distinguere tra verità e propaganda e per far luce sulla tragedia umana che si sta consumando nella città siriana. Appuntamento mercoledì 17 febbraio 2016, ore 11, in Fnsi, con Giuseppe Giulietti, Vittorio Di Trapani, padre Camillo Ripamonti, Amedeo Ricucci, Cristiano Tinazzi, Fouad Rouheia ed Elisa Marincola.
Federazione nazionale della stampa
italiana, Usigrai, Associazione giornalisti amici di padre Paolo
Dall’Oglio, con l'adesione di Articolo21, hanno organizzato,
mercoledì 17 febbraio, un incontro sul tema “La battaglia di
Aleppo: verità, propaganda e tragedia umana”.
Insieme al presidente della Fnsi,
Giuseppe Giulietti, e al segretario dell'Usigrai, Vittorio Di
Trapani, a chiedere la cessazione immediata dei bombardamenti di
Aleppo e la creazione di corridoi umanitari per la popolazione in
fuga ci saranno padre Camillo Ripamonti, sj, Direttore del Centro
Astalli, il giornalista del Tg1 e dell'Associazione amici di padre
Paolo Amedeo Ricucci, l'inviato de “Il Messaggero” Cristiano
Tinazzi, Fouad Rouheia, giornalista di “Un ponte per” e la
portavoce di Articolo21, Elisa Marincola.
Appuntamento mercoledì 17 febbraio,
alle ore 11.00, presso la sede della Federazione Nazionale della
Stampa in corso Vittorio Emanuele 349, a Roma (primo piano).
I perché di un'iniziativa
di Giornalisti amici di padre Dall'Oglio
Cosa ci ha spinto a noi dell'Associazione Giornalisti amici di padre
Dall'Oglio a chiedere di tornare alla casa comune di tutti i giornalisti
italiani per parlare di Aleppo?
La nostra dimensione di esseri umani, feriti dall’indifferenza che non può
e non potrà contagiare la stampa. E poi la nostra dimensione di giornalisti, che non vedono buoni e cattivi tra gli artefici di questo orripilante scempio dell’uomo. Vediamo benissimo tutti i carnefici, senza eccezione alcuna,
e tutte le vittime, a qualunque comunità appartengano.
Nessuno è immune da responsabilità se si tiene presente quanto accade in
Libia, Tunisia, Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Bahrein, Iran, Iraq, Siria,
Turchia, Libano. Ma non potendo parlare di tutto abbiamo deciso di chiedere
alla Federazione Nazionale della Stampa di organizzare e ospitare questo
confronto su Aleppo, come confronto umano, senza amici se non i feriti, i
fuggiaschi, i torturati, i disperati, le donne, i bambini. Sono loro, donne e
bambini, l’80% dei corpi ammassati, con i soli vestiti che indossano, al
confine tra Siria e Turchia, in fuga verso una terra senza promesse; al massimo,
se dirà loro bene, qualche latrina.
450mila siriani vivono sotto assedio, con colonne di aiuti umanitari
bloccati a pochi metri da loro. Sono i 450mila individui privati del diritto a
sopravvivere, colpevoli di risiedere in 15 villaggi “strategici”. Sappiamo che
la maggior parte di loro sono assediati dai lealisti del presidente Assad, come
sappiamo che in questo crimine contro l’umanità ci sono anche molti residenti di
villaggi sciiti, assediati in odiosa ritorsione dagli insorti. Questo lo
sappiamo noi perché lo sanno tutti. Ma lo vorremmo sapere di più.
La sola indicazione politica che abbiamo sentito in questi mesi tremendi
contrastare la geopolitica degli imperialismi genocidiari è la geopolitica di
papa Francesco, per la quale nessuno è perduto, nessuno va messo con le spalle
al muro se si vuole trovare una via di scampo. E forse è doveroso ricordare che
se in Siria qualcuno è ancora in vita con ogni probabilità è merito di un Papa
che spinse russi e statunitensi a imporre la distruzione dell’arsenale chimico
di un regime che fino a quello stesso giorno non aveva mai ammesso di averne
uno.
Anche per questo abbiamo voluto che ci fosse con noi padre Camillo
Ripamonti, direttore del Centro Astalli, per parlarci degli effetti di questa
immane tragedia che in queste ore sta portando alla cancellazione di una città,
Aleppo, sotto il peso di bombe e accerchiamenti. Chi fa il suo lavoro non ha né
alleati né paraocchi. Proveremo a collegarci con Aleppo, dopo aver ascoltato due
testimoni, perché è importante sentire loro, le vittime che si sentono
abbandonate dal mondo. Sapendo bene e dicendolo subito che ce ne sono anche
altre e che non accetteremo la rimozione della loro sofferenza. Chi è stato
scacciato di casa dall'Isis, ad esempio, ci è presente e caro proprio come chi
deve fuggire dai "liberatori" di Aleppo.
Per questo ci sembra indispensabile prendere esempio da quanto sono
riusciti a fare altrove Sant'Egidio e le Chiese Evangeliche: ottenere subito dei
corridoi umanitari per salvare chi è fuggito da Aleppo e dintorni e bloccare
subito i bombardamenti. Proprio Sant'Egidio ci aveva avvisato con la campagna
"Salviamo Aleppo", passata quasi sotto silenzio.
Padre Paolo Dall’Oglio prima di essere sequestrato il 29 luglio di tre anni
fa, ha lasciato inciso su nastro un avvertimento ai suoi carissimi fratelli
siriani. In quel messaggio diceva: “Cari amici siriani, se ciascuno di noi
chiude la sua mente e crede che le cose andranno come vuole lui, resterà deluso:
procedendo in questo modo le cose andrebbero come vuole il diavolo, noi tutti
perderemmo il Paese e ciascuno di noi perderebbe l’altro. […] L’unità nazionale
che abbiamo avuto era imposta dall’alto, dal partito Baath, come nello stato
napoleonico. Questo è il passato, che non funziona più: ora vogliamo un’unità che parta dal basso, dalla volontà dei cittadini, e quindi foriera di buoni
rapporti con tutti i nostri vicini”. Ci sembra chiaro che, purtroppo, non sia stato ascoltato. Ma noi sì, noi lo
abbiamo ascoltato. E siamo d’accordo con lui, ancora oggi e ancor più di
ieri.