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Il presidente Fnsi, Vittorio di Trapani, all'iniziativa per Mario Paciolla
Associazioni 16 Lug 2024

Quattro anni senza Mario Paciolla, Di Trapani a Napoli: «Lotteremo contro ogni ipotesi di archiviazione»

Il presidente Fnsi all'iniziativa promossa con Amnesty International, Sugc, associazione Articolo21, gli amici e i genitori del cooperante e giornalista trovato morto in Colombia il 15 luglio 2020. «Pretendere verità e giustizia è una questione di dignità di un Paese», ha ribadito.

«Ieri 15 aprile a piazza Municipio a Napoli abbiamo preso un impegno collettivo: lotteremo per ricordare che Mario Paciolla non è morto, ma è stato ucciso. E lotteremo contro ogni ipotesi di archiviazione. Pretendere verità e giustizia è una questione di dignità di un Paese». Così su X il presidente Fnsi, Vittorio di Trapani all'indomani dell'iniziativa promossa, in collaborazione - fra gli altri - con Amnesty International Italia, Sugc, associazione Articolo21 e il collettivo 'Giustizia per Mario Paciolla', in occasione del quarto anniversario della morte, il 15 luglio 2020 in Colombia, del cooperante delle Nazioni Unite e giornalista.

In piazza anche gli amici di Mario, il segretario aggiunto della Fnsi Claudio Silvestri, Tina Marinari di Amnesty International Italia, la famiglia Paciolla. «In questi 4 anni la comunità di amici di Mario è cresciuta e grazie all'affetto di tutti continuerà a farlo. Non possiamo fermarci, non adesso che c'è una nuova richiesta di archiviazione. Mario non si è suicidato, Mario è stato ucciso. Stiamo vicini alla famiglia Paciolla, ora più che mai», si legge sull'account Instagram di 'Giustizia per Mario Paciolla'.

L'incontro si è tenuto a poche settimane dalla seconda richiesta di archiviazione del caso da parte della procura di Roma. «Noi vogliamo che esca fuori la verità. Vogliamo che si dica che Mario è stato ucciso. Abbiamo prove che non si è suicidato: ci sono prove indiziarie, ma ci sono anche prove scientifiche», ribadisce la madre di Paciolla, Anna Motta, ai microfoni della Tgr Campania.

«Mio figlio è stato assassinato», afferma Pino Paciolla. «Non lo dico perché sono suo padre - spiega - ma perché analizzo quello che ci ha raccontato negli ultimi giorni. Ci diceva che aveva litigato con i suoi superiori, che si era messo in un guaio, ci disse anche 'me la faranno pagare'. Noi pensavamo a un fatto di carriera, non a un fatto così tragico. Il suo contratto scadeva il 20 agosto, a distanza di un mese quindi sarebbe tornato a Napoli. Sappiamo che il 14 sera ha fatto un biglietto aereo e ha fatto una email all'ambasciata dicendo che stava lasciando la Colombia. Nei giorni antecedenti aveva chiuso il conto corrente e restituito gli attrezzi ginnici che aveva per tenersi in forma. Non sono situazioni compatibili con un suicidio. Sono cose che fa una persona lucida, lui voleva lasciare il Paese, si sentiva in pericolo».

@fnsisocial

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