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Internazionale 22 Mar 2006

Professione e deontologia: niente viaggi all'estero se non garantisci la pubblicazione del servizio o della foto entro un anno

I giornalisti, fotoreporter compresi, che chiedono viaggi e soggiorni gratis agli enti del turismo stranieri devono impegnarsi per scritto, assieme al loro giornale, a pubblicare entro un anno.

I giornalisti, fotoreporter compresi, che chiedono viaggi e soggiorni gratis agli enti del turismo stranieri devono impegnarsi per scritto, assieme al loro giornale, a pubblicare entro un anno.

La regola è imposta dall' "Associazione dei delegati ufficiali del turismo estero in Italia", aggregazione che riunisce le rappresentanze dei più importanti tra i Paesi meta dei vacanzieri italiani - L'impegno alla pubblicazione viene richiesto per scritto e resta valido anche nel caso che la testata che ha chiesto l'accredito dovesse cambiare direttore o linea editoriale - Per i soci di quest'organismo funziona anche un servizio informazioni sulla "validità" dei singoli giornalisti e sui "risultati effettivi" che la loro sponsorizzazione ha prodotto - Conferme su queste realtà in un'inchiesta pubblicata dal giornale on line della scuola di giornalismo di Urbino Un impegno che dovrà essere mantenuto anche nel caso che la testata corregga la propria linea editoriale o cambi il direttore che ha avallato la richiesta d'accredito. Queste le condizioni " che vengono imposte alla stampa da tutti gli organismi membri dell'"Associazione dei delegati ufficiali del turismo estero in Italia", aggregazione che riunisce le rappresentanze dei più importanti tra i Paesi meta dei vacanzieri italiani. Le regole fanno parte di uno specifico documento - vedi http://www.uniurb.it/giornalismo/duc_articoli/2006_02/adutei.doc - che deve essere sottoscritto nella lettera di richiesta di accredito della testata. Tra gli altri impegni che vengono richiesti c'è poi anche quello di "far controllare" all'ente del turismo direttamente interessato i testi dell'eventuale "box informazioni" relativo al Paese raccontato nel servizio. Tutte queste regole non sono una novità di questi ultimi giorni. Dovrebbero essere in vigore almeno da un paio d'anni. Sino ad ora però la conoscenza di questo nuovo aspetto dei rapporti tra giornalisti ed enti nazionali esteri del turismo rappresentati in Italia era sempre rimasta circoscritta negli ambienti dei diretti interessati e senza che nessuno sollevasse dubbi o perplessità sui risvolti che questi impegni "sine qua non" impongono sotto il profilo della deontologia e dell'autonomia professionale. A renderli di pubblico dominio è arrivata ora un'inchiesta - autrice Monica Nardini - pubblicata da "Il Ducato", giornale on line degli allievi della scuola di giornalismo di Urbino. Il servizio prende spunto da una recente denuncia dei dirigenti del Codacons - organismo di difesa dei consumatori - nella quale è stato anche chiesto l'intervento dell'Ordine nazionale dei giornalisti appunto per dare uno stop alla commistione pubblicità-informazione che si nasconde dietro le produzioni di servizi finanziate, a totale insaputa dei lettori, anziché dai giornali, da soggetti direttamente interessati ad ottenere un'informazione addomesticata ai propri "affari". Il servizio della Nardini è mirato in particolare al fenomeno dei reportage con sponsor nel settore del giornalismo di turismo. Tra gli intervistati c'è anche Rosanna Fudoli, pubblicista, responsabile delle comunicazioni dell'Adutei, che ha cercato di stemperare un po' sulle imposizioni scritte nero su bianco nelle "norme" che devono essere accettate da chi vuol viaggiare "no pay". "Il giornalista - ha precisato la Fudoli - non è obbligato a scrivere, ma si deve sentire in qualche maniera responsabile della pubblicazione dell'articolo, deve cercare di nominare l'albergo che l'ha ospitato, le destinazioni inserite: un grazie in sostanza ai soggetti che hanno contribuito al viaggio". Aggiungendo poi però molto più esplicitamente che, se così non fosse, "siamo abbonati a un'agenzia stampa che controlla tutti i giornali italiani e quindi seguiamo le uscite. Può succedere che il giornalista non scriva niente, per questo viene fatta una buona selezione all'inizio". In sostanza, chi non funziona a dovere, pregiudicherà il suo indice di gradimento e renderà meno probabili nuove possibilità di realizzare servizi con spese gratis. Le scelte dei soci dell'Adutei avevano già sollevato perplessità un paio d'anni fa quando il Gsgiv dell'Alg aveva fatto rilevare che tra le iniziative offerte dall'associazione ai suoi iscritti c'era anche un servizio informazioni sulla "validità giornalisti" e sui "risultati effettivi" da loro prodotti. In pratica, una vera e propria schedatura per permettere agli enti del turismo stranieri di andare a colpo sicuro nella scelta dei giornalisti da sponsorizzare. Questa realtà era emersa dopo che l'Adutei era stato al centro di proteste e polemiche da parte di alcuni giornalisti di turismo perché aveva deciso di tagliare fuori dai suoi inviti e rimborsi chiunque non fosse in grado di garantire di lavorare per una testata con tiratura di almeno cinquantamila copie. Dopo la notizia dei precisi impegni di pubblicazione imposti dall'Adutei ai giornalisti suoi "ospiti", ora, sicuramente, sono ancora più d'obbligo tutte le analisi e le riflessioni necessarie a chiarire una volta per tutte se cercare, o accettare, questo genere di inviti, rimborsi e viaggi gratis rientra o meno nelle regole della nostra professione. Così, però, non solo nel settore del giornalismo di turismo. Amedeo Vergani, presidente Gsgiv dell'Alg Milano, 21 marzo 2006

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