In concomitanza con la terza udienza del processo a carico dei quattro agenti di pubblica sicurezza imputati del pestaggio e delle lesioni ai danni di Stefano Origone, i giornalisti liguri – rispettosi delle norme di prevenzione del Covid – hanno dato vita ad un 'presidio virtuale' con un accesso simultaneo ad una piattaforma digitale.
«Cambiando la modalità, non è mutata la sostanza: manifestare solidarietà e vicinanza al collega Origone e rilanciare le ragioni del dovere di fare cronaca. Il lavoro dei giornalisti, al pari di ogni altro, non è mai esente da rischi, ma essere laddove lo richieda l'esigenza di raccontare, documentare un fatto è fondamentale per soddisfare il diritto dei cittadini ad essere informati», commentano Fabio Azzolini, segretario dell'Associazione Ligure dei Giornalisti, e Filippo Paganini, presidente dell'Ordine dei giornalisti della Liguria.
«Ormai atterrato e inerme – aggiungono – Stefano è stato vittima di un pestaggio che non ha giustificazione e cittadinanza nell'ordinamento democratico. La tutela delle sue ragioni non riguarda perciò solo la nostra categoria, così come la richiesta di giustizia per Stefano è fondamentale per confermare il patto di fiducia tra cittadini e tutori dell'ordine».
Ascoltati gli avvocati degli imputati, i giudici hanno fissato per il 10 febbraio la sentenza. Durante la scorsa udienza i pm avevano chiesto un anno e quattro mesi di reclusione per ciascuno dei quattro poliziotti accusati del pestaggio del giornalista.