Calvario giudiziario infinito per la giornalista pugliese Marilù Mastrogiovanni, direttrice del giornale d'inchiesta 'Il Tacco d'Italia'. A seguito dell'omicidio del boss Augustino Potenza nell'ottobre 2016, Mastrogiovanni pubblicò un'ampia inchiesta a puntate nella quale ne ripercorreva le 'gesta', dimostrando l'ampio consenso sociale e politico di cui godeva. Articoli a quanto pare non graditi dall'amministrazione comunale guidata dall'allora sindaco Gianni Stefàno (Fratelli d'Italia) che mise la giornalista nel mirino, affiggendo decine di manifesti per la città contro la giornalista, destinataria di numerose querele a firma del sindaco e della giunta comunale.
Tutta la comunità giornalistica locale e nazionale stigmatizzò duramente l'iniziativa, sia perché l'episodio in sé rappresentava un concreto pericolo per la sicurezza della giornalista (tra i commenti sulla pagina Facebook ufficiale del sindaco, che aveva pubblicato il testo del manifesto come comunicato stampa, numerose offese e minacce dai sodali del boss, tra cui la stessa vedova), sia perché quelle affissioni rappresentavano, secondo la categoria, un pericoloso punto di non ritorno, ossia l'interruzione della normale dialettica democratica tra stampa e politica, nella cornice garantista della legge sulla Stampa.
Sono state così attivate alcune misure di protezione, poi rafforzate nel tempo. Ora siamo alle strette finali di un processo paradossale: la giornalista sotto protezione, a seguito di querela dell'ex sindaco di Casarano, ha dovuto dimostrare a processo che le procedure di protezione siano state effettivamente attivate.
Il prossimo 8 ottobre è prevista la discussione finale per due procedimenti unificati in unico processo, celebrato dalla giudice di Lecce, dott.ssa Elena Coppola. La collega sarà difesa dall'avvocato Roberto Eustachio Sisto dello studio FPS di Bari.
«Siamo vicini a Marilù Mastrogiovanni e siamo sicuri che saprà dimostrare dinanzi ai giudici la bontà del suo lavoro e la sua buona fede, come ha fatto finora, vedendo archiviate tutte le querele o vincendo tutti i processi con assoluzione piena - affermano Fnsi e Associazione della Stampa di Puglia - Per contro, non possiamo che denunciare pubblicamente il calvario che non solo Mastrogiovanni, ma i cronisti vittime di querele temerarie devono subire in Italia, sulla propria pelle e spesso senza alcuna tutela, come nel caso dei freelance. È il tempo di arginare il fenomeno delle querele temerarie perché come segnalato da tutti gli osservatori internazionali e dalla Ue sono una vera e propria minaccia alla democrazia e alla partecipazione democratica».