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Internazionale 28 Mar 2008

Primarie Usa: costi troppo alti, giornali senza inviati

La copertura delle elezioni primarie Usa si sta rivelando un business troppo dispendioso per la maggior parte dei quotidiani americani, costretti a ripiegare su notizie d’agenzia o su quanto riportato dalle tv.

La copertura delle elezioni primarie Usa si sta rivelando un business troppo dispendioso per la maggior parte dei quotidiani americani, costretti a ripiegare su notizie d’agenzia o su quanto riportato dalle tv.

Se in passato infatti i reporter seguivano i candidati in automobile o in pullman, oggi questo non è più possibile, dato che i vari Obama, Clinton e McCain si muovono quasi sempre in aereo e spesso a bordo di voli noleggiati ad hoc, con biglietti per gli ospiti che possono arrivare a costare fino a 2000 dollari. Costi che in un’epoca di crisi strisciante sono fuori budget per la grande maggioranza delle testate: fra i quotidiani che non hanno un inviato fisso al seguito dei candidati figurano infatti USA Today (il più diffuso giornale degli Stati Uniti), il Boston Globe, il Dallas Morning News, l’Atlanta Journal, lo Houston Chronicle e il Philadelphia Journal, che in passato non avevano mai mancato di spedire un giornalista che seguisse ogni passo dei vari concorrenti nella corsa alla Casa Bianca, come raccontato dal celebre libro “The Boys on the Bus”, che narra le gesta dei giornalisti al seguito dei candidati nella campagna del 1972. A potersi permettere degli “inviati presidenziali” a tempo pieno sono rimaste dunque solo una manciata di testate: il Washington Post, il Los Angeles Times, il Chicago Tribune, il Wall Street Journal e il NY Times. “A tutti piacerebbe poter essere lì – ha commentato il caporedattore politico di USA Today – ma data la realtà dei costi e altre priorità, semplicemente non è fattibile”. Fra i magazine, l’unico a seguire in diretta la campagna elettorale è Newsweek, che ha spedito un inviato al seguito di Obama e un altro in viaggio con la Clinton, per un costo stimato in 30 mila dollari al mese (per ognuno). E che fine ha fatto Timothy Crouse il reporter di Rolling Stone, che 25 anni fa scrisse “The Boys on the Bus”? Ha confessato di seguire assiduamente anche questa campagna elettorale. Seduto sul divano di fronte alla tv nella sua casa nel North Carolina. (9Colonne)

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