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Internazionale 11 Mar 2007

Nota della Farnesina: "Mastrogiacomo è vivo, ora avanti sulla trattativa". Il ministro Parisi: "Manterremo gli impegni assunti". Il Governo dell'Etiopia: "Siamo in contatto con i rapitori dei cinque cittadini europei"

Finalmente un sospiro di sollievo dopo sei giorni di confusione e paura: Daniele Mastrogiacomo è vivo. La notizia, questa sera, l'ha data la Farnesina con una nota stringata e inecquivocabile che annuncia anche l'acquisizione di elementi "attendibili" sui rapitori dell'inviato di Repubblica. In altre parole, quelle prove certe che la diplomazia italiana aveva ripetutamente chiesto per dare il via libera all'inizio delle trattative per il rilascio del giornalista

Finalmente un sospiro di sollievo dopo sei giorni di confusione e paura: Daniele Mastrogiacomo è vivo. La notizia, questa sera, l'ha data la Farnesina con una nota stringata e inecquivocabile che annuncia anche l'acquisizione di elementi "attendibili" sui rapitori dell'inviato di Repubblica. In altre parole, quelle prove certe che la diplomazia italiana aveva ripetutamente chiesto per dare il via libera all'inizio delle trattative per il rilascio del giornalista

"MASTROGIACOMO E' VIVO, ORA AVANTI SULLA TRATTATIVA" "La Farnesina - si legge nella nota - ha ragione di ritenere, sulla base degli elementi acquisiti sinora attraverso i canali stabiliti sul caso del giornalista Daniele Mastrogiacomo, che il nostro connazionale sia in vita". Poi la seconda buona notizia: "Si hanno altresì indicazioni attendibili sugli autori del sequestro". E ciò consente di proseguire "i contatti al fine di verificare con certezza le intenzioni e le aspettative dei sequestratori nella prospettiva dell'auspicabile rilascio di Mastrogiacomo quanto prima possibile". "Non si dispone peraltro - conclude la nota - di informazioni accertate su altri aspetti della vicenda riferiti dai mezzi di informazione". Il riferimento - è chiaro - è a quell'ultimatum che erano in molti ad aspettare e temere. E che questa mattina era arrivato da Dadullah Kakar, il feroce capo talebano che avrebbe nelle sue mani il giornalista italiano. Parlando al telefono con un giornalista afghano della France Presse che si trova a Kandahar, il leader militare degli 'studenti coranici' del sud, aveva minacciato di uccidere, anzi di "abbattere" Mastrogiacomo se entro sette giorni non sarà decisa una data per il ritiro delle truppe italiane dall'Afghanistan. Una notizia rimbalzata immediatamente sui media di tutto il mondo, ma che prima la Farnesina, poi Massimo D'Alema e infine Romano Prodi avevano cercato di ridimensionare invitando tutti alla cautela. Il ministero degli Esteri aveva ribadito che "dinanzi alla congerie di ipotesi che vengono avanzate senza previo riscontro", la nostra diplomazia si attiene a "una rigorosa metodologia operativa fondata da un lato sulla verifica dell'esistenza di un effettivo canale di accesso al nostro connazionale, dall'altro sulla certezza che Mastrogiacomo si trova in buone condizioni di salute". D'Alema aveva avvertito che "non c'é nessuna conferma di questo messaggio lanciato e rilanciato in modo un po' avventato". E Prodi aveva ribadito:"D'Alema e io abbiamo raccomandato più volte di trattenersi da interpretazioni o illazioni che non sono giustificate dalla realtà ". Nella telefonata, Dadullah aveva anche assicurato che l'inviato di Rebubblica è "in buona salute". Affermazioni e fonti giudicate troppo vaghe e addirittura pericolose, tanto da indurre la Farnesina a ribadire "con profonda preoccupazione che continuano ad essere diramate notizie" su Mastrogiacomo "che non sono affatto confermate" e ad appellarsi "nuovamente e con forza al senso di responsabilità dei mezzi d'informazione affinché non pregiudichino anche involontariamente il lavoro condotto incessantemente per una positiva conclusione della vicenda". Da Kabul, anche l'ambasciatore d'Italia Ettore Sequi aveva fatto sapere che "nessuna delle voci che circolano può essere considerata credibile se non accompagnata da prove che noi per il momento non abbiamo". Ma se ora finalmente c'é un po' di chiarezza sulle condizioni di Mastrogiacomo, la via verso la liberazione potrebbe dimostrarsi ancora lunga, anche perché non c'é nessuna certezza che il reporter italiano sia nelle mani delle milizie del mullah Dadullah. Non si sa, ovviamente, quali siano i "canali stabiliti" attraverso i quali si è venuti a conoscenza del fatto che Mastrogiacomo è vivo. Sul fronte italiano sono attivi una molteplicità di attori istituzionali, dal Sismi ai carabinieri del Ros, ai 'contatti' più propriamente diplomatici. Su quello afghano, la consegna del silenzio è assoluta. Ma finalmente c'é quella controparte che l'Italia voleva. Ci sarà poi da discutere, e a lungo, sulle richieste dei sequestratori. Se davvero vogliono il ritiro dei militari italiani sarà dura, anche se la posta potrebbe essere stata alzata al massimo solo per sfruttare di più il canale contrattuale che si è aperto. Ma ora si guarda a domani con un po' di ottimismo in più. Per dirla con le parole di Prodi "io credo che si possa veramente operare in modo da poterlo riavere tra noi il più presto possibile, e per questo - ha assicurato il premier - non lesiniamo alcuno sforzo". (ANSA) "Manterremo fede agli impegni assunti in Afghanistan, nello stesso territorio, con lo stesso mandato e le stesse regole". Lo ha detto il ministro della Difesa, Arturo Parisi, nel corso della trasmissione 'Una poltrona per due', su Radio24. Quanto alle regole di ingaggio, ha spiegato Parisi "le nostre non sono diverse da quelle degli altri contingenti Isaf. Noi spariamo regolarmente se dovessimo trovarci in una situazione di rischi per i nostri soldati". Il criterio che governa le regole di ingaggio, ha aggiunto, "é quello della commisurazione stretta tra azione e reazione, tra il pericolo e la necessità di difendersi". L'Etiopia ha fatto sapere oggi di essere in contatto con il gruppo armato che ha sequestrato i cinque cittadini europei nel deserto dell'Afar, oltre una settimana fa, e ha escluso un'operazione militare per liberarli. "I responsabili del sequestro sono stati raggiunti attraverso diversi canali e noi speriamo che gli ostaggi siano liberati sani e salvi e senza uso di armi" ha detto il ministro degli Esteri Seyoum Mesfin.

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