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La campagna social #NoPeaceNoPanel
Appelli 30 Gen 2025

#NoPeaceNoPanel, mobilitazione sui social: «Approvare subito l'atto di indirizzo»

La proposta nasce nell'ambito dell'appello 'Diamo voce alla pace' firmato da numerosi giornalisti e intellettuali ed è supporta, fra gli altri, dalla Fnsi, con il sostegno di varie associazioni pacifiste.

«A mesi dall'incardinamento della proposta di atto di indirizzo in Commissione di Vigilanza Rai, No Peace No Panel è ancora in attesa di approvazione» questo l’incipit della mobilitazione social #NoPeaceNoPanel in atto giovedì 30 gennaio 2025. “No Peace No Panel” rappresenta lo «standard comunicativo che mette al centro del dibattito, in tempo di conflitti, una questione fondamentale: quando si parla di guerra, bisogna assicurarsi che almeno uno dei partecipanti al dibattito rappresenti la voce della pace».

La proposta nasce nell'ambito dell'appello "Diamo voce alla pace" firmato da numerosi giornalisti Rai (e non solo) intellettuali e società civile, è supporta dalla Federazione nazionale della Stampa italiana, dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli, Usigrai, Cgil e Articolo21, con le associazioni pacifiste Comunità di Sant'Egidio, Fondazione Perugia Assisi, Rete Italiana Pace e Disarmo, Archivio Disarmo, Un Ponte Per, AOI e molte altre. La sollecitazione arriva dopo mesi di stallo della Commissione di Vigilanza Rai.

Per “No Peace No Panel” il problema è che «nel pieno di quella che Papa Francesco ha definito una “terza guerra mondiale a pezzi”, il dibattito pubblico è animato quotidianamente dal tema della guerra. Eppure, i rappresentanti dei movimenti nonviolenti non sono quasi mai interpellati, le associazioni pacifiste non compaiono quasi mai tra gli ospiti dei talk televisivi, l’analisi degli scenari è affidata quasi sempre alla voce unica degli analisti geopolitici se non direttamente a militari ed ex militari».

I promotori dell’iniziativa sottolineano poi che «diventa così difficilissimo immaginare percorsi di pace, sviluppare un dibattito che informi i cittadini sulle alternative al bellicismo, stimolare la politica e la diplomazia a costruire quei tavoli e quei confronti necessari a far cessare i conflitti senza ulteriore spargimento di sangue. Se in tempo di pace l’equilibrio si svolge nelle dinamiche tra maggioranza e opposizione, sindacati e imprenditori, procura e avvocati difensori e così via, in tempo di conflitto dobbiamo urgentemente rivedere i nostri schemi. In tempo di conflitto – concludono - l’unico contraddittorio all’altezza della guerra è la pace».

@fnsisocial

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