A poche settimane dalla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 2024 (che si celebra il 25 novembre), la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) e il suo Consiglio per le pari opportunità condannano l'arresto, il 3 novembre, di una studentessa che ha protestato contro il codice di abbigliamento draconiano del Paese spogliandosi fino alla biancheria intima. La Ifj chiede al governo iraniano di rivedere urgentemente i suoi tentativi sistematici di calpestare i diritti delle donne e violare la libertà di espressione e di rilasciare tutti i prigionieri, compresi tutti i giornalisti.
Il 3 novembre, Ahou Daryaei, una studentessa iraniana, si è confrontata con i membri dei volontari paramilitari Basij alla prestigiosa Università islamica Azad di Teheran. I paramilitari l'hanno accusata di vestirsi in modo inappropriato, in particolare il modo in cui indossava il velo. Le hanno strappato il velo e le hanno strappato i vestiti.
In segno di protesta, la studentessa si è tolta i vestiti ed è uscita in strada in mutande. È stata poi caricata su un'auto da uomini in borghese. Secondo il codice di abbigliamento iraniano obbligatorio, le donne devono indossare un velo e abiti larghi in pubblico. Il filmato di Daryaei è stato ampiamente condiviso sui social media e pubblicato da numerosi media in lingua persiana e in tutto il mondo.
«Questo atto è parte di un più ampio modello di repressione contro le donne in Iran, dove le rigide norme che regolano l'abbigliamento servono non solo come strumenti di controllo sociale, ma anche per mettere a tacere il dissenso. Le autorità iraniane - sottolinea Maria Angeles Samperio, presidente del Consiglio di Genere di Ifj - hanno costantemente risposto alle espressioni di libertà con brutalità, soffocando le voci che sfidano le norme oppressive. Come Federazione che promuove i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, chiediamo alle autorità iraniane di porre fine alla violazione dei diritti delle donne».
«Siamo solidali con le coraggiose donne iraniane che rischiano la vita per chiedere diritti e libertà fondamentali - le parole di Anthony Bellanger, segretario generale di Ifj - Chiediamo alla comunità internazionale di ritenere il governo iraniano responsabile delle sue azioni e di fare pressione sulle autorità affinché rilascino immediatamente Ahou Daryaei e tutte le persone, compresi le giornaliste e i giornalisti ingiustamente imprigionati per aver esercitato i loro diritti».
La Commissione Pari Opportunità della Fnsi aderisce all'appello della Federazione internazionale, di cui è parte, e chiede a tutti i media italiani «di sostenere una campagna per la liberazione della studentessa, di cui si hanno notizie molto sommarie e sulla cui incolumità ci sono fondati timori».
La situazione in Iran non è un caso isolato. La Ifj e il suo Consiglio per le pari opportunità - e la Cpo Fnsi sottoscrive anche questa segnalazione - richiamano inoltre l'attenzione sugli ultimi tentativi del regime talebano dell'Afghanistan di mettere a tacere le donne, vietando il loro diritto di far sentire la propria voce in pubblico, e i tentativi di escluderle sistematicamente dalla vita pubblica e di ridurre i diritti delle donne nei media. «L'impegno di tutte e tutti, attraverso l'informazione, è per un mondo in cui le donne possono esprimersi liberamente e vivere senza paura di ritorsioni e della stessa vita», conclude la Cpo Fnsi.