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Internazionale 25 Apr 2007

Nigeria, arresto lampo per due giornalisti italiani. I reporter di "Liberazione" fermati e rilasciati dalla polizia: "Resteremo qui a fare il nostro lavoro"

Si e' risolta in poche ore la vicenda dei due giornalisti italiani fermati dalle autorita' nigeriane questa mattina ad Abuja, interrogati e poi rilasciati grazie anche all'intervento dell'ambasciata italiana e del nostro Ministero degli Esteri, ma la Nigeria si conferma un Paese ad alto rischio

Si e' risolta in poche ore la vicenda dei due giornalisti italiani fermati dalle autorita' nigeriane questa mattina ad Abuja, interrogati e poi rilasciati grazie anche all'intervento dell'ambasciata italiana e del nostro Ministero degli Esteri, ma la Nigeria si conferma un Paese ad alto rischio

Manuele Piano, 35 anni, collaboratore di Liberazione, e Marco Ricchello, freelance, si trovano in Nigeria da qualche giorno, per seguire la situazione nel Paese, ''gigante'' petrolifero e alle prese con una violenta guerriglia nella regione del Delta. I due giornalisti hanno raccontato di essere stati prelevati alle 6:15 di questa mattina, in albergo, da agenti dei servizi di sicurezza nigeriani e portati in un ufficio dove sono stati interrogati per alcune ore, ''senza offrirci un capo di imputazione'', senza ''alcuna accusa formale''. Non sono sono ancora chiare del motivazioni del fermo, ma, secondo il giornalista di Liberazione, a ''dare fastidio'' ai servizi di sicurezza nigeriani potrebbe essere stato un colloquio, ieri sera nella sede della commissione elettorale indipendente, con quello che loro credevano un giornalista e che invece, secondo Piano, era ''un agente infiltrato dei servizi segreti nigeriani'', che poi ''forse per mettersi in luce ci ha fatto prelevare dagli sgherri''. In Nigeria le presidenziali dei giorni scorsi - vinte, come previsto, dal candidato del partito al potere Umaru Yar'adua, - sono state accompagnate da violenti scontri, con almeno 200 morti, e accuse di brogli formulate dai due principali partiti di opposizione sconfitti e avallate dagli osservatori internazionali. Per il viceministro degli Esteri Patrizia Sentinelli, la polizia nigeriana voleva ''avere informazioni rispetto ad alcune interviste, allo svolgimento del loro lavoro''. Avvertita con un sms dallo stesso Piano, Sentinelli (che ha la delega per l'Africa subsahariana e la cooperazione allo sviluppo) aveva dichiarato questa mattina all'ANSA: ''Ci siamo attivati. Siamo in contatto con la nostra ambasciata ad Abuja e seguiamo la vicenda da vicino''. All'arrivo della notizia in Italia del fermo dei due giornalisti erano seguite immediate reazioni. L'associazione Art.21 aveva chiesto la liberazione di Piano e Ricchello e lanciato un appello: ''Non e' piu' tollerabile che in diverse parti del mondo si tenti di impedire in ogni modo ai cronisti di raccontare quello che accade''. Anche il responsabile Esteri di Rifondazione, Fabio Amato, aveva sollecitato la liberazione dei due giornalisti. Nonostante il primo messaggio di Piano facesse un laconico riferimento ad un intervento della polizia nigeriana, nella redazione di Liberazione si era temuto un sequestro, come e' spesso accaduto negli ultimi mesi ai danni di occidentali, anche se nei casi precedenti si e' quasi sempre trattato di dipendenti di compagnie petrolifere straniere che lavorano nel Delta del Niger. E il pensiero era corso subito alla lunga prigionia di Roberto Dieghi, Francesco Arena e Cosma Russo , i tecnici dell'Eni rapiti il 7 dicembre scorso dal Mend (Movimento per l'emancipazione del Delta del Niger) e liberati, il primo il 18 gennaio, e gli altri due 1l 15 marzo. Ma quando si e' saputo di un altro sms a Claudio Iampaglia, caporedattore del quotidiano di Rifondazione Comunista, con poche ma chiare parole - ''la polizia mi arresta'' - c'e' stato un primo sospiro di sollievo: un arresto non e' un sequestro, ha commentato qualcuno, pur manifestando qualche timore per la mancanza di altre notizie. ''La Farnesina e' al lavoro, incrociamo le dita e aspettiamo'', aveva detto il direttore del giornale, Piero Sansonetti. Poi la notizia del rilascio data dalla Farnesina e la telefonata liberatoria a Iampaglia. ''Alla fine ci hanno rilasciato dicendoci che era stato solo un controllo''. Piano ha raccontato cosi' la fine della disavventura al suo caporedattore. I due giornalisti non hanno ancora deciso se rimarranno in Nigeria per continuare il lavoro. ''Siccome non c'era un capo d'accusa e non e' emerso nemmeno durante l'interrogatorio, - ha detto il reporter -, alla fine della fiera siamo in teoria liberi di continuare''. (ANSA) 'FERMATI PERCHÈ NON ERA PIACIUTA UNA NOSTRA CHIACCHIERATA DI IERI CON ALCUNI COLLEGHI' «Resteremo in Nigeria per un paio di settimane per proseguire il nostro lavoro, sempre che i nigeriani ci consentano di farlo». Con queste parole Emanuele Piano, il giornalista di 'Liberazione' fermato insieme al freelance Marco Ricchiello questa mattina ad Abuja dai servizi di sicurezza nigeriani, racconta all'ADNKRONOS del suo fermo e del successivo rilascio da parte dei servizi di sicurezza nigeriani. «Due agenti dei servizi di sicurezza nigeriani ci sono venuti a prendere alle 6.15 di questa mattina nell'albergo dove alloggiavamo ad Abuja chiedendoci di seguirli - spiega l'inviato - Ovviamente ci siamo preoccupati per quello che stava accadendo, perchè ci hanno detto di seguirli pur non avendo nessun mandato o richiesta. Ci hanno portato nella centrale dei servizi e durante l'interrogatorio è emerso che il motivo per il quale ci sono venuti a prendere era che ieri pomeriggio, in sede di commissione indipendente elettorale nigreriana, io e Marco abbiamo chiacchierato con alcuni colleghi nigeriani sull'esito delle elezioni che si sono svolte sabato scorso». «Questa 'chiacchiera' deve esser saltata all'orecchio dei servizi, ai quali non sono piaciute le mie affermazioni», spiega il giornalista di 'Liberazione'. «Il paradosso - aggiunge Piano - è che in realtà non c'era nessuna accusa formale nei nostri confronti, perchè abbiamo visti e permessi in regola. L'unica cosa sulla base della quale ci hanno interrogati riguardava questa segnalazione in merito a questa chiacchierata con colleghi nigeriani». «Il nostro rilascio è avvenuto grazie all'intervento tempestivo della Farnesina e dell'ambasciata italiana, che hanno parlato con i responsabili - conclude - Anche dopo l'interrogatorio non era emerso niente di concreto che potesse giustificare questo fermo. Siamo stati rilasciati verso l'una, ora nigeriana, dunque alle due italiane».(Adnkronos)

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