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Minacce e insulti a Elisabetta Esposito, la solidarietà  della Cpo Fnsi
Cpo-Fnsi 10 Nov 2020

Minacce e insulti a Elisabetta Esposito, la solidarietà  della Cpo Fnsi

La vicenda della giornalista della Gazzetta dello Sport conferma «che la categoria è ogni giorno sotto attacco. Se poi a raccontare la verità  è una donna, questa aggressione è aggravata dalla volgarità  sessista, da una idea di disprezzo, pericolosa negazione del rispetto della parità  di genere», denuncia la Commissione pari opportunità .

«Insulti, aggressioni verbali, minacce alla sua persona e alla sua famiglia: il clima di odio nei confronti dell'informazione ha colpito, pesantemente, la collega Elisabetta Esposito, giornalista della Gazzetta dello Sport, colpevole, a giudizio degli odiatori che muovono la macchina del fango sui social, di aver seguito, con professionalità, la vicenda dei tamponi dei giocatori della Lazio, su cui giustizia ordinaria e sportiva hanno aperto inchieste». Così la Commissione pari opportunità della Fnsi, la Cpo Usigrai, la Cpo del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti e l'associazione Giulia Giornaliste che, in una nota congiunta, esprimono solidarietà a Elisabetta e «condannano fermamente un attacco violento, con la sola finalità di far tacere una voce indipendente».

«Espressioni come "Fai schifo puttana", "Ti conviene lasciar perdere con questa storia: non sai cosa siamo disposti a fare pur di difendere la Lazio" e altre di inaudita violenza – aggiungono le Cpo – confermano che la categoria è, ogni giorno, sotto attacco, nelle piazze come negli stadi. Se, poi, a raccontare la verità, documentandola, è una donna questa aggressione è aggravata dalla volgarità sessista, da una idea di supremazia di genere e di disprezzo, pericolosa negazione del rispetto della parità di genere».

Cpo Fnsi, Cpo Usigrai, Cpo Cnog e Giulia Giornaliste, infine, «chiedono che le forze dell'ordine indaghino sugli autori delle minacce e garantiscano l'incolumità di Elisabetta e dei suoi familiari e fin da ora sono pronte a sostenere la collega nelle cause che riterrà di intentare per difendere la sua persona, la sua professionalità e la sua dignità».

@fnsisocial

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