Dieci ani fa, mentre in Jugoslavia scoppiava il conflitto, l’undicenne Zlata Filipovic dalla Croazia iniziava a scrivere il suo diario.
Storie quotidiane di una giovane circondata dall’orrore delle bombe, definite una “versione moderna del diario di Anna Frank”. Oggi, durante la crisi in Medio Oriente, i blog, le e-mail e i diari pubblicati sul sito YouTube.com hanno preso il posto della carta, e i giovani si scambiano paure e sensazioni utilizzando queste nuove forme di comunicazione. Nei racconti lanciati via Internet i ragazzi non solo parlano delle loro quotidiane esperienze ma forniscono informazioni utili alla comprensione della reale situazione di paesi in guerra, arricchendo le cronache ufficiali. Dalle e-mail si possono capire il senso di frustrazione e le posizioni assunte da israeliani o palestinesi, siriani o iraniani. “Cerchiamo di condividere momenti terribili, di scambiarci esperienze, di consolarci a vicenda”, spiega un ragazzo che ogni giorno invia e-mail da Haifa. La tecnologia della comunicazione, dunque, assume un particolare, duplice ruolo: quello di contatto fra individui e di inedita forma letteraria. Purtroppo, comunicare non basta a risolvere i problemi. Al proposito un giovane scrive su Internet: “Abbiamo tentato di vivere insieme, in un solo paese, e abbiamo fallito. Abbiamo cercato di raggiungere una pace basata su due Stati per due popoli e abbiamo fallito. Abbiamo tentato di chiuderci dietro muri e abbiamo fallito. Forse, dovremmo perdere le speranze e iniziare ad abituarci a vivere perennemente in guerra”. (9Colonne)