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Internazionale 17 Set 2007

Media, Usa: la crisi risparmia Hollywood ma non i giornali

I timori che una possibile recessione negli Usa colpisca le entrate pubblicitarie hanno mandato in fibrillazione gli investitori dell’industria dei media, ma secondo gli analisti ci sono aziende che possono mostrarsi resistenti alla crisi, più di quanto Wall Street pensi.

I timori che una possibile recessione negli Usa colpisca le entrate pubblicitarie hanno mandato in fibrillazione gli investitori dell’industria dei media, ma secondo gli analisti ci sono aziende che possono mostrarsi resistenti alla crisi, più di quanto Wall Street pensi.

Innanzitutto, gli esperti pensano che i grandi gruppi del cinema risulterebbero poco colpiti anche se i consumatori si ritrovassero meno soldi in tasca: considerato che i film dell’estate hanno incassato la cifra record di 4,18 miliardi di dollari, questo lascia ben sperare in fatto di spesa in dvd nel prossimo autunno-inverno. Il dollaro debole potrebbe anche rivelarsi un fattore positivo per gli studi di Hollywood che guadagnano molto con la distribuzione dei film all’estero. "Gli investitori tendono a dimenticare che questa industria deve molto al dollaro debole”, dice Larry Haverty della Gamco Investors. Per fare un esempio, il biglietto del cinema a Londra costa l’equivalente di 22 dollari, contro gli 11 di New York. In base allo stesso ragionamento, l’analista dei media Tuna Amobi, della Standard & Poor’s, sostiene che le aziende molto attive a livello internazionale, come News Corp e Walt Disney, sono quelle su cui puntare in borsa. Al contrario, gruppi come Cbs Corp, molto dipendente dal mercato della pubblicità televisiva Usa, e gli editori di giornali come la New York Times Co e McClatchy potrebbero essere colpiti da una recessione economica negli States, che porterebbe subito i marketer a ridurre i budget. “Se l’economia rallenta, la spesa pubblicitaria diminuisce”, dice Ed Maraccini della Johnson Asset Management. TNS Media Intelligence ha previsto una crescita della spesa pubblicitaria negli Usa nel 2007 di solo l’1,7%, contro il 4,1% del 2006. Inoltre, lo S&P Media Index ha perso circa l’8% negli ultimi due mesi, più del declino del 4% nello S&P 500. Tra i gruppi dei media, Disney ha perso il 2%, la News Corp il 5% e la Cbs quasi l’11%. McClatchy e New York Times hanno fatto uno scivolone del 23% e del 17% rispettivamente. E’ in questo clima pieno di incertezze che gli executive delle maggiori aziende dei media parleranno questa settimana agli investitori nelle conferenze ospitate da Merrill Lynch e Goldman Sachs. Quest’ultima ha abbassato il suo giudizio sul settore dell’entertainment da "neutral" a "cautious" citando l’andamento dell’economia Usa come uno dei motivi. Secondo gli analisti tra i gruppi più colpiti dal credit crunch potrebbe esserci la Time Warner: gli investitori vorrebbero vedere segnali di una prossima vendita della Aol e della divisione editoriale Time Inc, ma per ora l’azienda non sembra avere intenzione di procedere in questa direzione. (9Colonne) Editoria, offerta di Murdoch per tv e giornali in Turchia Acquisti in vista per News Corp in Turchia. Il colosso di Rupert Murdoch sta valutando l’opportunità di presentare un’offerta per l’emittente ATV e il quotidiano Sabah ed espandere così la sua presenza in un mercato considerato molto promettente, come dichiarato dal numero due del gruppo, Peter Chernin. "Valuteremo la possibilità e decideremo nel giro di un mese circa”, ha detto Chernin, presidente e chief operating officer della News Corp. Diverse attività del settore dei media turco, tra cui ATV, Sabah e diverse riviste, verranno messe in vendita a novembre dopo essere state sequestrate dalla conglomerata Ciner Group dal Savings Deposits Insurance Fund per sospette irregolarità. Si prevede che la vendita dei vari asset frutterà un minimo di 1,1 miliardi di dollari. (9Colonne) Agenzie, Reuters investe sul mercato indiano La Reuters ha aperto un nuovo sito Internet in lingua inglese dedicato alle notizie relative al Sud dell’Asia, dall’economia, allo sport, fino alla cultura. Il sito, chiamato Reuters India, pubblicherà news su Paesi come India, Pakistan, Sri Lanka, Nepal e Bangladesh; i contenuti saranno disponibili in formato testo, video e mobile. “Reuters India è il posto ideale per inserzionisti e marketer che vogliono raggiungere un’audience molto ambita”, ha dichiarato il general manager di Reuters India, SN Bhaduri. “Con l’espansione e la trasformazione dell’economia indiana, i professionisti del mondo degli affari in India e Asia del sud potranno continuare a contare sulla Reuters per notizie affidabili e aggiornate su economia, politica e attualità”. Il lancio di questo sito riflette in effetti la crescente importanza dell’India per i media occidentali. Reuters ha siti anche in Usa, Uk, Giappone, Africa e Cina; il suo staff, sparso in 94 Paesi, conta 17.500 persone, tra cui 2.400 giornalisti in 196 redazioni che servono 131 nazioni. (9Colonne)

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