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Internazionale 01 Ott 2007

Media, Usa: dubbi dell’authority sulla fusione Dow Jones-Murdoch

Fcc preoccupata dai grandi media merger, sotto la lente anche Murdoch

Fcc preoccupata dai grandi media merger, sotto la lente anche Murdoch

L’Agenzia governativa indipendente che, negli Usa, sovrintende al mercato delle telecomunicazioni, ha messo nel mirino la fusione che dovrebbe avere per protagonisti il gruppo Dow Jones e la News Corp. di Rupert Murdoch. Uno dei membri della Federal Communications Commission, il democratico Michael Copps, ha detto di temere che il merger possa danneggiare il pluralismo sul mercato dei media tanto nella città di New York quanto a livello nazionale. Ma, nonostante le obiezioni, sembra che il presidente della Fcc, il repubblicano Kevin Marti, non abbia intenzione di rivedere le sue decisioni sulla vendita del Dow Jones. Il punto potrebbe essere invece un altro, ovvero se le regole della Fcc sulla proprietà dei media locali si applicano al Wall Street Journal, che ha sede a New York, dove la News Corp. possiede due emittenti tv. Le norme americane stabiliscono infatti che una compagnia non può possedere un’emittente televisiva e un giornale nello stesso mercato. E Murdoch beneficia già di un’esenzione alle norme, dato che possiede il N.Y. Post. Secondo Copps, le regole dovrebbero essere fatte valere nel caso della vendita del Dow Jones. "Nel contesto del mercato di New York, Murdoch verrebbe a possedere un bel po’ di mezzi di comunicazione”, ha detto il commissario. "Dobbiamo chiederci se ciò aiuti davvero il localismo e il pluralismo delle fonti di informazione”. Quanto peseranno le obiezioni sollevate da Copps sulle decisioni finali della Fcc? “I suoi commenti sono importanti; finora i commissari sono stati cauti nell’esprimersi sulle operazioni in corso”, risponde Paul Gallant, analista del settore telecom dello Stanford Group. Da tempo Copps si è mostrato scettico sul processo di consolidamento del mercato dei media, spingendo invece verso una riforma delle regole che consentano alle donne e alle minoranze di accedere alla proprietà dei mezzi di informazione. I commissari della Fcc sono cinque, quindi Copps non può da solo bloccare un merger, ma sicuramente può spingere le aziende a fare delle concessioni alla Fcc nel tentativo di guadagnarsi il disco verde. (9Colonne) La sfida dei media: capire cosa vogliono i consumatori/1 Molti dei dirigenti dei media e dell’industria dell’advertising che hanno preso parte alla quarta conferenza annuale dell’Advertising Week hanno ammesso di non aver chiaro in mente quello che i consumatori vogliono oggi. E sono d’accordo su un punto: capirlo potrebbe essere la più grande sfida per l’industria dei media e della pubblicità. Come hanno spiegato alla conferenza gli esperti intervenuti, oggi i consumatori possono permettersi di essere molto esigenti, potendo scegliere tra una ricca varietà di media: televisione, radio, riviste, video games, download musicali, sms. Inoltre, gli spettatori di oggi dipendono meno dalle aziende dei media per trovare intrattenimento. Contenuti generati dagli utenti, come il video di un amico o il blog di uno sconosciuto, sono a volte considerati più divertenti di un film o un programma in tv. Anche i manager di Facebook, il social network divenuto il punto di incontro per milioni di giovani, non sempre hanno chiaro quello che i loro utenti desiderano. Mike Murphy, vice president of media sales di Facebook ha raccontato della sfortunata introduzione da parte dell’azienda di un servizio automatizzato che mostrava quello che i conoscenti facevano sulle loro pagine di Facebook – una specie di rubrica di gossip tra amici. Quando Facebook ha introdotto questa funzione, gli iscritti l’hanno accolta con diffidenza, perché era troppo invasiva, costringendo il sito a modificarla in modo che le persone avessero un maggior controllo su quello che i loro amici potevano vedere. (9Colonne) La sfida dei media: capire cosa vogliono i consumatori/2 Anche Beth Comstock, president, integrated media, della Nbc Universal, ha raccontato, durante l’Advertising Week, dei passi falsi della sua azienda nell’interpretare i desideri del pubblico. Uno è stato l’approccio verso gli utenti di iVillage, il sito di Internet community per donne che Nbc Universal ha acquistato per 600 milioni di dollari. "Sapevamo che era una community potente ma non sapevamo esattamente cosa piacesse a queste donne”, ha detto la Comstock. Secondo la manager della Nbc, non è vero quello che pensano molti nell’industria, ovvero che i contenuti a pagamento sono destinati a morire e che il futuro è del materiale generato dagli utenti: “C’è spazio per entrambi i tipi di entertainment”, dice. Questo è vero anche per l’advertising, ha continuato la Comstock, che l’anno scorso ha visto tante aziende impiegare materiale prodotto dagli utenti nelle loro campagne pubblicitarie. Tra queste c’è la Unilever, che ha messo insieme uno spot prodotto da consumatori per promuovere un prodotto della linea Dove durante gli Academy Awards, l’anno scorso. "Ci sarà modo per i consumatori di avere un loro ruolo, ma non penso che sostituiranno i professionisti”, ha confermato Babs Rangaiah, direttore del media planning di Unilever Usa. (9Colonne)

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