I nomi della vittime di mafia «sono parte della nostra memoria collettiva, ed è nei loro confronti che si rinnova, anzitutto, l'impegno a combattere le mafie, a partire dalle Istituzioni ai luoghi della vita quotidiana, superando rassegnazione e indifferenza, alleate dei violenti e sopraffattori. La mafia può essere vinta. Dipende da noi: tanti luminosi esempi ce lo confermano». Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della XXX Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie celebrata venerdì 21 marzo 2025.
«Il 21 marzo rappresenta un giorno solenne di ricordo e di impegno civile per affermare valori essenziali per la salute della nostra comunità. L'impegno quotidiano per la pratica della legalità, la lotta contro tutte le mafie, contro le consorterie criminali che generano violenza e oppressione, contro zone grigie di complicità che ne favoriscono affari e diffusione, vede operare tutti i cittadini che desiderano vivere in una società coesa e rispettosa dei diritti di tutti», ha ricordato il capo dello Stato.
«Ricorrono trent'anni - ha concluso - da quando Libera e altre associazioni hanno intrapreso un percorso importante di sensibilizzazione e mobilitazione civile fino a far sì che una legge dello Stato istituisse la 'Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie', per esprimere doverosa solidarietà nei confronti delle vittime innocenti uccise dalla mano mafiosa. Ogni ambito è stato colpito da questo flagello, servitori della Repubblica, donne e uomini che si battevano per migliorare la società, imprenditori e cittadini che hanno respinto il ricatto del crimine, persone semplici finite sotto il tiro degli assassini».
Trapani la piazza principale delle celebrazioni per la XXX Giornata, promossa da Libera e Avviso Pubblico, sotto l'Alto Patronato del presidente della Repubblica e con il patrocinio della Rai e del Comune. Al corteo, oltre 500 familiari delle vittime innocenti delle mafie arrivati in città da tutta Italia per ribadire che «un Paese senza verità è un Paese senza dignità». Al termine, la lettura dei 1101 nomi delle vittime.
Con il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, semplici cittadini, magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine, sacerdoti, imprenditori, esponenti politici e amministratori locali, sindacalisti, giornalisti, studenti. Presente anche una delegazione in rappresentanza della Fnsi, con il presidente Vittorio di Trapani, che ha letto dal palco alcuni nomi del lungo elenco di vittime innocenti, dell'Associazione Stampa Siciliana, che accanto al palco ha affisso lo striscione con lo slogan 'libertà di stampa=democrazia', e dell'Usigrai.
«La memoria non va in prescrizione, la sofferenza accompagna la vita intera di chi si è visto privare dei propri affetti, con violenza inaudita», il commento dei rappresentanti dei giornalisti del servizio pubblico.
«Non è una giornata della memoria, è una memoria viva che deve tradursi tutti i giorni in responsabilità e impegno se no diventa retorica della memoria e noi non possiamo permetterlo», ha detto don Ciotti, che ha poi ricordato: «L'80 per cento dei familiari delle vittime di mafia non ha ancora avuto verità e giustizia, hanno bisogno di sapere. Serve un impegno forte delle Istituzioni».