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Associazioni 17 Giu 2005

"Mafia con la penna" il Sindacato dei giornalisti della Calabria critica fermamente il presidente della Provincia di Vibo Valentia per questa insinuazione ai danni di un collega del "Quotidiano della Calabria"

Il Sindacato dei Giornalisti della Calabria stigmatizza la gravissima affermazione del presidente dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia, Gaetano Ottavio Bruni, che nel corso di una conferenza stampa ha duramente attaccato il giornalista Pietro Comito de “Il Quotidiano della Calabria” definendolo come appartenente alla categoria della «mafia con la penna».

Il Sindacato dei Giornalisti della Calabria stigmatizza la gravissima affermazione del presidente dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia, Gaetano Ottavio Bruni, che nel corso di una conferenza stampa ha duramente attaccato il giornalista Pietro Comito de “Il Quotidiano della Calabria” definendolo come appartenente alla categoria della «mafia con la penna».

REGGIO CALABRIA – Il Sindacato dei Giornalisti della Calabria stigmatizza la gravissima affermazione del presidente dell’Amministrazione Provinciale di Vibo Valentia, Gaetano Ottavio Bruni, che nel corso di una conferenza stampa ha duramente attaccato il giornalista Pietro Comito de “Il Quotidiano della Calabria” definendolo come appartenente alla categoria della «mafia con la penna». Frase, questa, pronunciata nel contesto di una dura polemica tra il Presidente della Provincia di Vibo Valentia ed il quotidiano calabrese che ha riportato sulle pagine del giornale una serie di accuse lanciate dal vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Angela Napoli. Il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, ritiene, infatti, che al di là degli eventuali errori che un giornalista potrebbe commettere nell’esercizio della professione (per i quali la giustizia italiana prevede, tra l’altro, strumenti altamente restrittivi), frasi come quella di Bruni non fanno altro che alimentare nell’opinione pubblica il senso di sfiducia nelle istituzioni dalle quali i cittadini si attendono, invece, validi esempi. Ad alcun giornalista può essere, infatti, imputato il torto di aver riferito accuse o dure prese di posizioni nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica, specie quando le stesse provengono da fonti autorevoli. Ispirata ai principi della libertà d’informazione e di opinione, sanciti dalla Costituzione Italiana, la legge prevede per il giornalista il “diritto insopprimibile alla libertà d’informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede”. La democrazia di un Paese – ricorda Carlo Parisi - si misura, infatti, dal grado di libertà di stampa e non dal numero di giornalisti pronti a suonare la grancassa al potente di turno. Nell’esprimere piena solidarietà al giornalista, il segretario del Sindacato dei Giornalisti della Calabria afferma che alimentare l’inammissibile teoria che all’interno della categoria dei giornalisti possa annidarsi una sorta di «mafia con la penna» non facilita certo il faticoso cammino per la piena affermazione della legalità in realtà, come quella vibonese, nelle quali la criminalità organizzata, ovvero la mafia vera, continua ad essere saldamente presente.

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