La riforma del canone, che negli auspici del governo punta a ridurre il tasso di evasione della tassa, non porterà alcun beneficio economico all’azienda del servizio pubblico radiotelevisivo. È quanto afferma in una nota l’Usigrai, che lancia l’allarme: “Questo provvedimento costringerà l'azienda di Servizio Pubblico per investire, innovare, migliorare il prodotto, a inseguire i ricavi di pubblicità”.
"In questi giorni è andata in scena una grande bufera
sulla Rai e il canone che non ha fatto altro che aumentare l'impopolarità della
tassa più evasa d'Europa. Ma tutto questo ha nascosto la verità: neanche 1 euro
del recupero dell'evasione finirà nelle casse della Rai. E, per di più, è
confermato il taglio del 5% già deciso con la precedente Legge di
Stabilità".
È quanto scrive l’Usigrai in una nota con la quale il sindacato dei giornalisti
del servizio pubblico radiotelevisivo mettono in guardia dalle conseguenze
della riforma del canone.
"In sostanza - prosegue la nota – si chiedono soldi ai cittadini dicendo
che sono per la Rai e li si utilizzano per altro. La manovra in discussione,
infatti, blocca i ricavi da canone per la Rai alle cifre degli ultimi anni.
Questo provvedimento costringerà l'azienda di Servizio Pubblico per investire,
innovare, migliorare il prodotto, a inseguire i ricavi di pubblicità. Difficile
che così il canone possa non risultare una tassa odiosa. Insomma, si smentisce
nei fatti l'obiettivo dichiarato dal governo di aumentare il tasso di Servizio
Pubblico della Rai. Così la si spinge ancora di più nel terreno commerciale”.
“Ci chiediamo infine – conclude l’Usigrai – se l'azienda era a conoscenza di
questo indirizzo del governo".