Libertà di informazione e leggi di sistema: proposta di mozione della Fnsi a Congresso Federazione Europea dei Giornalisti
L’Assemblea annuale della Federazione Europea dei Giornalisti, organo della Federazione Internazionale dei Giornalisti, Praga 23 - 24 - 25 maggio, ribadisce con forza l’impegno a difendere, in tutti i Paesi, il pluralismo dell’informazione e la libertà di informazione e di opinione che rappresentano aspetti fondamentali di ogni vera democrazia. I giornalisti europei respingono l’affermarsi di posizioni dominanti sia nelle televisioni e nelle radio, sia nei giornali, sia nell’informazione di base (agenzie), e sottolineano il pericolo che lo sviluppo della globalizzazione dei media determini un aumento degli spazi di mercato, ma che rafforzi pochi potenti gruppi editoriali. Per questo sarebbe opportuno che la Costituzione europea, n via di elaborazione, riconosca il principio della libertà di informazione e che l’Unione Europea, mentre si avvia il semestre di Presidenza dell’Italia, attivasse politiche rigorose verso i grandi trust nel settore dei media. Un problema che la Commissione Europea, presieduta da Romano Prodi, deve affrontare con decisione. I giornalisti europei sono per la libertà nel mercato editoriale ma ritengono che regole precise debbano fissare limiti antitrust, impedire monopoli e oligopoli tentacolari e stabilire criteri e linee essenziali per i processi di internazionalizzazione e incroci societari delle imprese, perché siano rispettate vocazioni e specificità e carte nazionali dei diritti sociali, culturali e professionali dei dipendenti. Ciò al fine di assicurare reali condizioni di pluralismo nelle diverse realtà nazionali, regionali e linguistiche. Il tentativo di eliminare le norme antitrust in alcuni Paesi europei, attraverso nuove leggi e norme nazionali (come accade in Italia), rischia di ridurre le libertà ed il diritto dei cittadini ad essere correttamente informati e di impedire la stessa sopravvivenza dei media indipendenti. In questo quadro l’attacco che alcuni Governi e grandi imprenditori privati portano ai servizi pubblici radiotelevisivi va contrastato con forza dai giornalisti e dai lavoratori di tutti i media. Il trattato di Amsterdam muove dal presupposto che la difesa della radiotelevisione pubblica negli Stati membri dell’UE, sia direttamente collegata alle esigenze democratiche, sociali e culturali di ogni società, nonché alla esigenza di preservare il pluralismo dei mezzi di comunicazione. La difesa del ruolo dei servizi pubblici radiotelevisivi, della loro indipendenza e dell’autonomia da ogni forma di influenza governativa o di altri poteri è obiettivo dell’intero movimento dei giornalisti europei. A questo proposito suscita interesse il “rapporto Clement” di cui si sta discutendo in Francia che pone l’esigenza di inserire nella Costituzione il principio della coesistenza della tv pubblica al fianco della tv commerciale. E’ auspicabile, quindi, una vera e propria Carta dell’Autonomia dei servizi pubblici radiotelevisivi. Per queste ragioni la Federazione Europea dei Giornalisti esprime la convinzione che vadano contrastate leggi o normative che tendono a rafforzare le concentrazioni, a cancellare le norme antitrust esistenti, a realizzare il controllo o l’influenza dei media, ed in particolare dei servizi pubblici di broadcasting, da parte dei poteri politico ed economico, a sviluppare l’influenza della pubblicità sui prodotti dell’informazione. Il mondo della comunicazione non potrebbe accettare “mostri” giuridici o legislativi che contrasterebbero con i principi fondamentali dell’Unione Europea, e comunque con l’esigenza di effettiva democrazia e pluralismo dell’informazione. La Efj ritiene “infine” che l’indipendenza ed il pluralismo dei media debbano essere garantiti anche da precise norme che impediscano a personaggi politici che si candidano al Governo dei singoli Paesi, di detenere la proprietà di quote consistenti del sistema dell’informazione. Il conflitto di interessi, specie nel sistema della comunicazione, finisce con il contrastare ogni equilibrato sviluppo delle libertà democratiche. Le istituzioni europee – l’Unione Europea, il Parlamento Europeo, la Convenzione – dovrebbero definire una linea di separazione netta, di principio, tra poteri di governo e poteri di controllo di aziende proprietarie dei media e delle grandi concessionarie pubblicitarie.