Caro segretario, noi donne dell'informazione vorremmo poter, presto e finalmente, raccontare come l'Italia abbia fatto un passo avanti nella presenza femminile in Parlamento e nelle Amministrazioni locali.
Perché questo sia possibile occorre non solo che vi sia un'alta percentuale di candidate, ma che esse abbiano una presenza alternata a partire dal vertice delle liste. Sappiamo per diretta esperienza quanto forti e trasversali resistenze ostacolino questo cambiamento di civiltà e, diciamolo, di buon senso nell'interesse comune. Lo sappiamo perché subiamo "tetto di cristallo" e "fatiche di conciliazione" sulla nostra pelle nelle redazioni, come tante lavoratrici, ma ancor più nelle nostre organizzazioni rappresentative. Quotidianamente poi dobbiamo lottare perché i temi e le notizie delle/sulle donne trovino spazio e rilievo nella pagine e nei tempi di giornali e radiotelegiornali, ma anche perché il linguaggio utilizzato (incluso quello delle immagini) non tramandi vecchi e dannosi stereotipi. Noi rafforzeremo il nostro doveroso impegno di professioniste nel fornire la massima informazione sugli eventi e le posizioni rilevanti o significative del confronto elettorale. Ci aspettiamo che lei ed il suo partito facciate un analogo e concreto sforzo a favore di una corretta rappresentanza di genere in questo Paese. Che, le ricordiamo, si colloca , con un 9,2% di presenze femminili in Parlamento, all'ultimo posto in Europa ed al 69.mo nel mondo. Le elettrici e gli elettori, noi incluse, giudicano in base ai risultati e sono stanchi, ve lo possiamo assicurare dal nostro osservatorio privilegiato, dell'inconcludente chiacchiericcio politico. Sanno che ci sono voluti vent'anni di "Commissione per la realizzazione della parità fra uomini e donne" ed un anno e mezzo di lavori parlamentari per ottenere la riforma del secondo comma dell'articolo 51 della Costituzione ("...a tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne"). Le cittadine ed i cittadini italiani ricordano, per cronaca di questi giorni, come persino lo strumento più banale ed elementare - le cosiddette "quote rosa" - sia stato impallinato con entusiasmo trasversale dai loro rappresentanti in Parlamento. Ricordano e giudicano. Siamo certe che anche per lei e per il suo partito una democrazia senza reale autorappresentazione di metà del proprio popolo sia incompiuta e dunque a rischio. Nell’attenderla alla prova dei fatti, la ringraziamo per l’attenzione e le auguriamo buon lavoro, la Commissione pari opportunità della Fnsi Roma, 3 febbraio 2006