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Associazioni 06 Ott 2009

L’Assostampa Sarda: “Comprendiamo la rabbia dell’ineffabile articolista de “Il Giornale” contro Franco Siddi: spiacenti, il nostro Segretario generale, il “ciceruacchio” non fa parte dei ragazzi del coro”

Nel film In nome del popolo sovrano di Luigi Magni (1990), ambientato all'epoca della seconda Repubblica Romana, il patriota garibaldino morto per la libertà Ciceruacchio (1800-1849) è impersonato da Nino Manfredi, che all’ ingresso in scena si presenta così: «Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de’ Campo Marzio, professione carettiere. Se sente da come parlo…». «Allora perché te sei impicciato de cose che nun te riguardano?» «Perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo».

Nel film In nome del popolo sovrano di Luigi Magni (1990), ambientato all'epoca della seconda Repubblica Romana, il patriota garibaldino morto per la libertà Ciceruacchio (1800-1849) è impersonato da Nino Manfredi, che all’ ingresso in scena si presenta così: «Angelo Brunetti, eccellenza, detto Ciceruacchio, gonfaloniere de’ Campo Marzio, professione carettiere. Se sente da come parlo…». «Allora perché te sei impicciato de cose che nun te riguardano?» «Perché io so’ carettiere, ma a tempo perso so’ omo».

Con la consueta simpatia per chi solleva questioni sgradite a Berlusconi l’organo di stampa della famiglia del premier, accusa il segretario della Fnsi, Franco Siddi, di essere il Ciceruacchio del sindacato dipingendolo come un giornalista che non ha mai fatto il suo mestiere e non è dunque all’altezza di rappresentare la categoria che sabato 3 ottobre ha protestato per la libertà d’informazione.
Descrivendo alternativamente Siddi ora come “un tizio” e ora come un professionista qualsiasi, l’autore dell’articolo pubblicato domenica 4 sul “Giornale” meglio avrebbe fatto forse a richiamare altri esempi storici. Ma che cosa ci si può aspettare da un redattore che, al contrario del “Siddi” come lo chiama con irrisione, ha sempre lavorato instancabilmente per onorare il proprio lavoro e non ha ancora imparato che in italiano si deve scrivere “in piazza del Popolo” e non “a” piazza del Popolo. Ma via, perché fare i pedanti? Che cosa conta un piccolo errore di fronte alla serie impressionante d’inesattezze e di dati volutamente presentati in modo distorto sulla biografia del segretario della Fnsi, tutti richiamati con il solo scopo di presentarlo nella fulgida luce riservata a chi non fa parte dei ragazzi del coro berlusconiano? Erano questi gli elementi che contavano di più. Così come la conclusione, davvero divertente. Se Siddi amasse la sua professione, non avrebbe mai dovuto parlare per conto di “noi giornalisti”, commenta l’ineffabile articolista. Avrebbe dovuto fare riferimento ad altre categorie. In caso contrario, sarebbe come se la D’Addario dicesse “noi signore”. Che finezza: davvero un’eleganza squisita, al di là di qualsiasi attesa. Soprattutto quando si pensa che la “signora D’Addario” ha spiegato in diverse occasioni alla magistratura di essere andata a letto con Berlusconi e di aver frequentato i suoi palazzi. Non certo gli alloggi di Ciceruacchio, ancora oggi ricordato a Roma con un busto e un’iscrizione “in” via Ripetta. L’Associazione della stampa sarda

@fnsisocial

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