«Merita sicuramente risalto la notizia che in Italia esiste ancora l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Se ne erano perse le tracce, considerato il silenzio assordante, come peraltro rilevato in più occasioni e da più parti, su temi cruciali quali la tutela del pluralismo dell'informazione, i processi di trasformazione della proprietà dei mezzi di comunicazione, la salvaguardia delle fonti di informazione primaria e delle agenzie di stampa, la par condicio in occasione del referendum costituzionale, soltanto per citarne alcuni».
La Federazione nazionale della Stampa italiana commenta così, in una nota, l'ordine inviato dall'Autorità alla società 'La7' per violazione delle disposizioni a tutela del pluralismo dell'informazione durante la campagna elettorale chiusa domenica (qui la delibera) e letto ieri sera dal conduttore Giovanni Floris prima di iniziare la puntata.
«Che l'Authority – incalza il sindacato – entri a gamba tesa nel merito del lavoro giornalistico svolto dai colleghi della trasmissione 'diMartedì', in onda su 'La7', arrivando a contestare perfino le modalità di conduzione del programma, è insieme surreale, paradossale e sconcertante».
La Fnsi esprime solidarietà a Giovanni Floris e alla sua redazione e auspica che il nuovo governo «voglia affrontare seriamente il problema della riforma delle autorità di garanzia, a cominciare dal ruolo di alcune governance», conclude la nota.
Sulla vicenda si erano già espressi anche il presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Carlo Verna, e lo stesso conduttore. «Dopo aver ascoltato con rammaricato stupore la nota Agcom che è stato ingiunto al collega di leggere, l'Ordine nazionale dei giornalisti manifesta solidarietà a Giovanni Floris e alla redazione del programma 'diMartedì'» afferma Verna che bolla il provvedimento del Garante come «una condanna apodittica con una sanzione da gogna, verso la quale eleviamo ferma protesta», auspicando poi «un chiarimento su ruoli e competenze dell'autorità indipendente e dell'ente pubblico associativo dei giornalisti».
In apertura di puntata, leggendo il messaggio dell’Autorità, anche il conduttore Giovanni Floris ha parlato di «una gogna che ricorda momenti storici lontani» e ha poi osservato: «Eppure viene da pensare che l'Autorità nasceva a tutela delle minoranze, come la stessa legge sulla par condicio: una situazione del genere è svilente per la natura stessa delle istituzioni che abbiamo sempre rispettato».