L'Associazione Stampa dell'Emilia-Romagna (Aser) denuncia l'ennesimo tentativo di imbavagliare l’informazione, colpendo il diritto di cronaca e di critica mediante una causa civile con richiesta di danni spropositata. Questa volta il bersaglio è Telereggio, alla quale la "Fondazione Manodori" di Reggio Emilia chiede "almeno" 325 mila euro per due parole: ‘furbetto’, usata nel titolo di un servizio per aggettivare il suo bilancio; ‘escamotage’, utilizzata in quel servizio per spiegare una scelta contabile.
Telereggio non è accusata di aver detto il falso o di aver attribuito un fatto determinato (com'è la diffamazione con il mezzo televisivo) o di aver diffuso una notizia priva d'interesse generale. Telereggio ha riferito un fatto di pubblico interesse, l'ha commentato con espressioni oggettivamente non offensive e men che meno diffamatorie ("bilancio furbetto", "escamotage contabili"), ma, al contrario, efficaci per sintetizzare in modo pertinente e continente, chiaro a ogni telespettatore, anche senza lauree in legge o economia, il nocciolo della questione: ossia che è stata fatta una cosa discutibile, ma lecita e legittima – com'è cosa altrettanto legittima, costituzionalmente garantita, la libertà di riferirla e criticarla.
Accusare di diffamazione "a mezzo stampa" una tv e un sito Internet e chiedere "almeno 325.000 euro" di risarcimento è voler creare un clima, di fatto, d’intimidazione per cui ormai a qualsiasi articolo critico, non importa se è vero, quand'è "sgradito" al potente di turno, singolo o società, scatta la rappresaglia, la ricerca della "vendetta" sotto forma di un'azione legale – sempre in sede civile, ovvio, perché comunque finirà, nulla rischia chi la promuove – con richieste fantasiose. Poco importa se dopo qualche anno una sentenza definitiva dirà che il giornalista non aveva violato norme né diffamato persone. L'intimidazione è stata compiuta.
L'Aser esprime pertanto piena solidarietà a Telereggio, al suo Direttore, collega Paolo Bonacini, ed a tutti i redattori, ed invita ogni giornalista reggiano a fare altrettanto: perché, sia chiaro, cause così concepite non attaccano la singola testata, ma l'intera categoria. E quando si attacca chi fa informazione, si colpisce anche chi la chiede: ogni cittadino e il suo diritto a essere informato.