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Internazionale 04 Mag 2007

La Serbia ricorda i giornalisti uccisi

I giornalisti serbi hanno ricordato oggi con una manifestazione pubblica - organizzata in concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa - alcuni colleghi uccisi negli anni passati, denunciando la mancata individuazione dei mandanti anche di casi clamorosi risalenti all'epoca del vecchio regime di Slobodan Milosevic.

I giornalisti serbi hanno ricordato oggi con una manifestazione pubblica - organizzata in concomitanza con la Giornata mondiale della libertà di stampa - alcuni colleghi uccisi negli anni passati, denunciando la mancata individuazione dei mandanti anche di casi clamorosi risalenti all'epoca del vecchio regime di Slobodan Milosevic.

La manifestazione si è svolta a Belgrado per iniziativa dell'Unione dei giornalisti indipendenti (Nuns) - storico sodalizio anticonformista nato negli anni '90 - e di altre associazioni di categoria. Ed è stata intitolata 'Cinque minuti di un silenzio che grida'. Il silenzio di coloro che si sono radunati in piazza è stato accompagnato dall'interruzione per cinque minuti dei programmi informativi di radio e tv. Ed è stato seguito dalla lettura di un documento del Nuns nel quale vengono denunciate ''la mercificazione del lavoro giornalistico'' e la riduzione dei margini di libertà di stampa nella nuova Serbia dopo la fiammata di entusiasmo seguita nel 2000 alla caduta del regime di Milosevic. Il silenzio è servito in particolare a ricordare le figure di Slavko Curuvija e di Dada Vujasinovic, giornalisti invisi al vecchio regime caduti vittime negli anni '90 di oscure trame rimaste sostanzialmente impuntite. Nonchè quella Milan Pantic, ucciso nel 2004 dopo aver realizzato inchieste coraggiose sugli intrecci della criminalità organizzata balcanica. Figure che anche il presidente della Repubblica, Boris Tadic, ha rievocato in un suo messaggio, riconoscendo come ''inammissibile il fatto che i casi di Curuvija, Vujasinovic e Pantic siano rimasti irrisolti'' e che ''i loro assassini siano tuttora in libertà''. (ANSA)

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