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Internazionale 27 Feb 2006

La Federazione Internazionale dei Giornalisti si appella all'ONU per il rilascio dei giornalisti arabi detenuti in relazione alla vicenda caricature

La Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) sta premendo su leader internazionali a livello UE e ONU affinché esercitino la loro influenza sui governi dell'Algeria, della Giordania, dello Yemen e della Siria per ottenere la liberazione dei giornalisti arrestati o detenuti per aver pubblicato le vignette che hanno destato scandalo presso varie comunità musulmane nel mondo.

La Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) sta premendo su leader internazionali a livello UE e ONU affinché esercitino la loro influenza sui governi dell'Algeria, della Giordania, dello Yemen e della Siria per ottenere la liberazione dei giornalisti arrestati o detenuti per aver pubblicato le vignette che hanno destato scandalo presso varie comunità musulmane nel mondo.

“In un momento di forti tensioni internazionali, particolarmente in Medio Oriente, è estremamente preoccupante vedere che dei giornalisti sono privati della libertà per aver svolto il proprio dovere professionale”, ha dichiarato il presidente dell'IFJ Christopher Warren alla vigilia di un convegno mondiale di associazioni promotrici della libertà di stampa che si inaugura a Bruxelles questo fine settimana. “I governi e gli organismi internazionali devono essere inflessibili nella difesa della libertà di espressione e non debbono permettere che questi giornalisti diventino delle vittime”, ha affermato Warren. “Nel momento in cui i gruppi pro-libertà di stampa si riuniscono a Bruxelles per esaminare le precarie condizioni in cui versa oggi la libertà di espressione, occorre che gli arresti siano condannati in modo chiaro e netto e si esercitino le necessarie pressioni per il rilascio dei nostri colleghi”. Secondo l'IFJ il fermo e l'incriminazione di giornalisti – alcuni dei quali rischiano pesanti pene detentive se verranno giudicati colpevoli – sono sintomi di una profonda intolleranza che va contestata. Almeno dodici giornalisti si trovano sotto processo in cinque diversi paesi e sette di essi sono attualmente in carcere. Alcuni rischiano di restarci a lungo in caso di condanna. In Giordania due direttori di testata sono accusati di provocazione e favoreggiamento di disordini. Nello Yemen, due giornali sono stati chiusi e i loro direttori messi sotto inchiesta dal governo. Tre giornalisti si trovano in stato d'accusa, compreso il redattore capo dello Yemen Observer Mohammed Al-Asadi, che è stato arrestato e formalmente incriminato per aver pubblicato materiale offensivo nei riguardi del Profeta. Non gli è stato concesso il beneficio della cauzione. Al-Asadi aveva ripubblicato una versione delle vignette danesi sotto una pesante ombreggiatura nera onde oscurarne l'immagine, ma nella stampa l'inchiostro è risultato insufficiente, lasciando trapelare alcuni particolari dei disegni. Le vignette illustravano un articolo sulle proteste che la vicenda delle caricature ha suscitato nello Yemen. L'IFJ ha già denunciato l'arresto degli editori di due settimanali, Errissala (La Lettera) ed Essafir (L'Ambasciatore), dopo che questi ultimi avevano riprodotto le vignette sul profeta Maometto pubblicate originariamente dal quotidiano danese Jyllands-Postens. Entrambe le testate si sono viste sospendere le pubblicazioni mentre l'editore di un terzo settimanale, Iqra (Leggi), è stato arrestato la settimana scorsa e la circolazione del suo giornale sospesa per lo stesso motivo. In Siria, dopo le violente proteste avvenute la scorsa settimana nella capitale Damasco, è stato incriminato un giornalista che aveva auspicato un dialogo pacifico per risolvere le polemiche: arrestato il 7 febbraio, Adel Mahfouz è stato accusato di insulti al pubblico sentimento religioso. Se sarà trovato colpevole rischia fino a tre anni di carcere. Il suo arresto è avvenuto poche ore dopo la pubblicazione di un articolo in cui si sosteneva che le proteste violente contro le vignette andavano a rafforzare l'errata percezione di un collegamento tra Islam e violenza. Per maggiori informazioni contattare l'IFJ al n. +32 2 235 22 07. L'IFJ rappresenta oltre 500.000 giornalisti in più di 100 paesi del mondo.

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