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Internazionale 03 Mag 2007

International News Safety Institute: “A che prezzo abbiamo libertà di stampa nel mondo quando i giornalisti muoiono? Anche questo 3 maggio si celebra la giornata mondiale della libertà di stampa”

Mentre sempre maggiore è il numero dei giornalisti uccisi l’International News Safety Institute (INSI) ha contato l’uccisione di 180 giornalisti e altri professionisti dei media in 38 paesi , nel tempo trascorso dall’ultima giornata per la libertà dell’informazione, il 3 maggio 2006.

Mentre sempre maggiore è il numero dei giornalisti uccisi l’International News Safety Institute (INSI) ha contato l’uccisione di 180 giornalisti e altri professionisti dei media in 38 paesi , nel tempo trascorso dall’ultima giornata per la libertà dell’informazione, il 3 maggio 2006.

Le uccisioni più massicce sono avvenute in Iraq, con 79 morti, poi dalle Filippine con 13 uccisioni, il Messico con 8, l’ Afghanistan con 6, la Russia con Guyana con 5 morti ciascuno. La gran parte dei caduti è fra i giornalisti locali e non fra i reporters di guerra. Molti di loro sono stati colpiti da ignoti assassini. 10 sono stati uccisi da bombe, 6 sono stati feriti gravemente, 4 sono stati decapitati e 2 sono stati torturati a morte. L’assassinio più eclatante è avvenuto in Russia, lo scorso ottobre, con l’uccisione della collega Anna Politkovskaya. E’ stata uccisa nell’ascensore del suo appartamento a Mosca. Nessuno è stato finora arrestato per il crimine commesso. Un vero e proprio massacro è avvenuto in Iraq. Banditi mascherati hanno ucciso a sangue freddo 11 impiegati di un canale di una TV satellitare Al Shaabiya a Bagdad nello scorso ottobre. In Guyana, nello scorso agosto, una banda armata ha torturato dei tecnici che stavano lavorando per il giornale Kaieteur News. L’INSI, ad oggi, ha conteggiato194 morti appartenenti ai media in Iraq, molti dei quali iracheni, a partire dall’ultima occupazione americana del 2003. L’INSI all’inizio dell’anno ha pubblicato i risultati di un’ inchiesta, durata due anni, sulle uccisioni dei giornalisti che ha dimostrato che 1.000 fra i giornalisti e il loro staff sono morti sul campo negli ultimi 10 anni. E il numero sta aumentando anno dopo anno, con un record di 168 morti nel 2006. 52 sono morti nei primi 4 mesi di quest’anno, a fronte delle 33 uccisioni dello scorso anno, nello stesso periodo. “Non potrà esserci una reale libertà di stampa nel mondo se i giornalisti continueranno ad essere uccisi sul fronte, in così tanti Paesi, alla ricerca della verità”, ha detto il direttore dell’INSI Rodney Pinder. “Nella giornata per la Libertà dell’Informazione nel Mondo facciamo appello ancora una volta alle istituzioni, ai Governi affinché compiano azioni determinanti per bloccare le uccisioni. Potrebbero iniziare assicurando alla giustizia gli assassini dei giornalisti.” L’inchiesta dell’INSI ha dimostrato anche che l’impunità è il fattore più sconcertante che permane dietro le morti dei giornalisti. I dati hanno dimostrato inoltre che solo 1 su 10 casi risulta sotto inchiesta. L’inchiesta che può essere letta sul sito http://www.newssafety.com/stories/insi/globalinquiry.htm Fa diverse raccomandazioni per porre fine al bagno di sangue, anche ai governi che devono rispettare la risoluzione delle Nazioni Unite (UN) 1738 dello scorso Dicembre sulla sicurezza dei giornalisti. I dettagli delle morti segnalate dall’INSI possono essere visionati su http://www.newssafety.com/casualties/index.htm In qualità di Istituto sulla Sicurezza, l’INSI ha catalogato le uccisioni, deliberate o accidentali, di tutti i professionisti delle notizie, siano essi giornalisti o supporter, staff o freelance. Le organizzazioni componenti dell’INSI che tracciano anche gli infortuni dei giornalisti comprendono la IFJ, il Comitato per la Protezione dei Giornalisti, l’International Press Institute e l’Associazione Mondiale degli Editori di Giornali. Ogni domanda su questo comunicato potrà essere posta a Rodney Pinder a rodney.pinder@newssafety.com o tel. +44 7334 709 267

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