di Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa*
Contro le querele temerarie, che un acronimo inglese definisce SLAPP, a tre anni e un mese dall'uccisione di Daphne Caruana Galizia, i media di tutta Europa pubblicano un appello sottoscritto da 87 organizzazioni e gruppi di pressione tra cui OBC Transeuropa. Un appello che afferma che i diritti umani e la sicurezza del giornalismo devono essere tutelati dalla minaccia delle cause bavaglio. Erano una quarantina le querele per diffamazione pendenti sul capo di Daphne Caruana Galizia, giornalista investigativa uccisa il 16 ottobre 2017. E a tre anni e un mese da quell'autobomba che ha messo a tacere una voce critica, 87 organizzazioni vogliono alzare la voce per chiedere che non si dimentichi quell'omicidio e che si agisca per proteggere tutti gli altri che, come Daphne, vogliono muoversi a criticare i potenti.
Per convincere di quanto sia importante agire, i figli di Daphne partono da un ricordo personale, di quando la madre era ancora viva: era la primavera del 2017, e rientrando a casa Daphne ha visto con i propri occhi il peso delle minacce giudiziarie che la volevano schiacciare. Come si legge nell'editoriale pubblicato in esclusiva per l'Italia dal Corriere della Sera, la vista di quell'ufficiale giudiziario e di quei fogli che le notificavano le querele, sembrano per Daphne l'annuncio di qualcosa di minaccioso. E infatti, Daphne sarebbe morta di lì a pochi mesi.
Contro le querele temerarie, la coalizione anti-SLAPP ha deciso di diffondere un appello nelle diverse lingue d'Europa, chiedendone la pubblicazione in contemporanea. Perché sono i cittadini europei a doversene preoccupare, e sono le istituzioni europee a doversene occupare.
Si tratta di una minaccia alla libertà di espressione, di qualcosa che intimidisce le voci critiche, e che spegne quello che Matthew e Andrew chiamano «l'ossigeno di ogni sana società democratica».
L'appello è stato pubblicato da 11 testate in tutta Europa: in inglese da Euractiv, in bulgaro da Dnevnik, in croato da Jutarnji, in estone da Eesti Päevaleht, in greco da Documento, in ungherese da 444.hu, in polacco da Gazeta Wyborcza, a Malta da Newsbook, in portoghese da Publico, in spagnolo da El Diario, in Slovacchia da Dennik N, in svedese da Aftonbladet, mentre dovrebbe seguire la pubblicazione da parte di Le Monde e di una testata in lingua tedesca. Perché, come ricordano i figli di Daphne, «la realtà è che per ogni giornalista o attivista minacciato con la violenza in Europa, altri cento sono zittiti con discrezione da lettere inviate da studi legali».
*L'articolo originale dell' Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa è pubblicato a questo link.