Il Direttivo del Sindacato giornalisti marchigiani esprime pieno appoggio ai vertici della Federazione nazionale della stampa impegnati nella trattativa per il rinnovo del contratto Fnsi-Fieg
Solo un contratto di innovazione, capace di affrontare e regolare le nuove forme di giornalismo senza disarticolare la centralità delle redazioni, potrà assicurare il futuro della categoria e il mantenimento di un’effettiva progressione retributiva. Il nuovo contratto dovrà sancire un patto generazionale che rilanciando il lavoro giornalistico presente e futuro – con particolare attenzione a chi oggi è meno tutelato –– garantisca anche il welfare di categoria e soprattutto la solidità dell’Inpgi. In mancanza di una profonda revisione della legge 416/81 sulle ristrutturazioni aziendali, l’ampia sostenibilità dei conti dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani potrebbe infatti subire significative torsioni. L’Inpgi non può essere un bancomat senza fondo cui gli editori si presentano per collettivizzare i propri errori di gestione e recuperare credibilità di bilancio attraverso prepensionamenti milionari a spese della categoria. In questa delicatissima congiuntura del comparto editoriale, che più di altri avverte con immediatezza gli effetti della crisi, gli editori debbono impegnarsi per una soluzione alta e condivisa della trattativa contrattuale i cui tempi si sono dilatati oltre ogni ragionevole limite. Non è ritardando la soluzione del negoziato che gli editori potranno riorganizzare efficacemente i propri modelli di business, a beneficio della qualità complessiva dell’informazione italiana e delle prospettive di crescita del settore. Nel rinnovare la propria fiducia all’intero vertice della Fnsi, il Sigim invita il segretario generale Franco Siddi a rappresentare alla controparte la necessità – ormai ineludibile – di un’accelerazione dei tempi negoziali. La posta in palio è gigantesca: non solo un giusto contratto per tutti i giornalisti italiani ma anche una corretta prospettiva di sviluppo al settore dell’informazione il cui pluralismo è oggi messo in tensione anche dai tagli governativi. Senza le misure di sostegno sin qui erogate molti giornali potrebbero chiudere. E meno giornali, nella società in cui viviamo, significa meno democrazia. Il rischi di minor pluralismo e la carica distruttiva del diritto di cronaca insita nel Ddl Alfano debbono perciò mobilitare tutti i settori strategici del giornalismo italiano nella manifestazione del 5 novembre prossimo a Roma e richiamare gli stessi editori alla costituzione di un fronte comune contro il pericolo di un’informazione sotto scacco. Approvato dal Direttivo Sigim all'unanimità