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Parlamento 12 Lug 2010

Il Segretario generale della Fnsi, Franco Siddi: No a emendamenti che si limitino a ridurre le sanzioni a giornalisti e editori lasciando inalterato lo spirito censorio del Ddl Alfano

“Su una materia complessa e delicata, come quella che intende affrontare il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni, e nella quale devono essere contemperati e tutelati due diritti costituzionalmente garantiti: il diritto all’informazione e il diritto alla tutela della privacy, occorre confrontarsi con il massimo di responsabilità e consapevolezza, archiviando le continue tentazioni alla estremizzazione e alla inversione della verità che non facilitano la comprensione piena del problema. I numerosi emendamenti che sono già stati presentati alla Camera sul testo approvato dal Senato non possono trovare apprezzamento se si limitano ad una semplice riduzione del livello sanzionatorio.

“Su una materia complessa e delicata, come quella che intende affrontare il disegno di legge Alfano sulle intercettazioni, e nella quale devono essere contemperati e tutelati due diritti costituzionalmente garantiti: il diritto all’informazione e il diritto alla tutela della privacy, occorre confrontarsi con il massimo di responsabilità e consapevolezza, archiviando le continue tentazioni alla estremizzazione e alla inversione della verità che non facilitano la comprensione piena del problema. I numerosi emendamenti che sono già stati presentati alla Camera sul testo approvato dal Senato non possono trovare apprezzamento se si limitano ad una semplice riduzione del livello sanzionatorio.

 A tale proposito è opportuno che si rifletta attentamente sull’ipotesi di innovazione legislativa che vede l’introduzione di sanzioni pecuniarie a carico degli editori. Ancorché tali sanzioni fossero ridotte a termini irrisori, la norma resterebbe comunque iniqua e inaccettabile perché introduce un principio che altera irrevocabilmente il nostro sistema dell’informazione, articolato sull’articolo 21 della Costituzione, la legge sulla stampa n. 47 dell'anno 1948 e la legge sull’ordinamento professionale del ’63. Tutto il quadro normativo esistente si basa, infatti, sul principio della divisione tra la gestione amministrativa, che è di competenza dell’editore, e la gestione dell’informazione che è di competenza esclusiva dei giornalisti e dei direttori. Penalizzare gli editori per responsabilità che attengono esclusivamente ai giornalisti, significherebbe cancellare la separatezza di competenze e sottoporre i giornalisti al diretto controllo dei proprietari dei media. Su questo terreno nessun emendamento, che non comporti la cancellazione della norma, può essere accettato. La Federazione della Stampa ha presentato e illustrato alla Commissione Giustizia della Camera una sua proposta che prevede, tra l’altro, l’istituzione di una “udienza filtro” e la creazione di un Giurì per valutare in tempi rapidissimi le violazioni della privacy. Questa sarebbe una utile innovazione che senza ledere il libero esercizio della professione giornalistica potrebbe garantire la tutela della sfera personale dei cittadini. In questa ottica, l’emendamento presentato dall’Onorevole Giancarlo Mazzuca e dai deputati Murgia e Lehner può costituire una occasione di riflessione su un aspetto che, a nostro giudizio, appare di estrema rilevanza. E’, comunque, evidente che l’ipotesi di un Giurì debba avere esclusiva competenza in materia di trattamento dei dati personali riguardanti procedimenti penali da parte dei giornalisti e che la sua realizzazione debba comunque considerarsi alternativa alle proposte di modifica delle norme dei codici in termini restrittivi in materia di libertà di informazione. Il disagio che sta emergendo in questi giorni, anche nella maggioranza, dovrebbe richiamare tutti ad una riflessione pacata e senza isterismi estremistici. La materia è estremamente delicata perché riguarda principi di libertà. Occorre discutere e continuare a discuterne, nella consapevolezza che da un inutile prova muscolare ne uscirebbe lacerato quel tessuto connettivo, già fortemente logorato, che dovrebbe essere alla base della convivenza civile e della società democratica”.   FNSI, EMENDAMENTO BONGIORNO È MIGLIORAMENTO MA RIMANE IN DDL INTERFERENZA EDITORI SU NOSTRA AUTONOMIA

ROMA, 13 LUG - ''Sulla base dei testi che finora erano disponibili, sicuramente c'e un miglioramento, in quanto si riconosce che gli atti disponibili possano anche essere pubblicati, mentre quelli destinati alla distruzione no''. È il commento del segretario della Federazione Nazionale della Stampa, Franco Siddi, all'anticipazione dell'emendamento presentato dalla presidente della Commissione Giustizia alla Camera e relatrice del ddl sulle intercettazioni, Giulia Bongiorno, che prevede che gli editori siano responsabili e per questo sanzionabili economicamente solo per la pubblicazione degli ascolti per cui era stata ordinata la distruzione.

Rimane però, sottolinea la Fnsi, ''il principio che gli editori siano in qualche modo responsabili del contenuto editoriale e questo viola il principio dell'autonomia del giornalista, dovuto per legge.

''La legge - è il giudizio di Siddi - risulta difficilmente emendabile. Occorre capovolgere il principio di partenza.

L'informazione è un bene pubblico e gli atti di un'indagine se non sono segreti sono anch'essi pubblici, per questo non si capisce perché debbano restare oggettive limitazioni alla libertà''. (ANSA)

INTERCETTAZIONI: BONGIORNO PRESENTA 5 EMENDAMENTI, SANZIONI PIÙ LIEVI PER EDITORI

OFF LIMITS SOLO PRIVATE DIMORE, PROPOSTA CANCELLAZIONE 'ANTI-TRANI'

ROMA, 13 LUGLIO -  Un 'pacchetto' di 5 emendamenti, dove spicca quello che prevede sanzioni più lievi per gli editori, ''da 100 a 300 quote'', cioè fino a un massimo di circa 450 mila euro di multa. I finiani hanno depositato in commissione Giustizia alla Camera le loro proposte di modifica al ddl sulle intercettazioni. È il presidente Giulia Bongiorno a farsi portatore delle loro richieste.

Tra gli emendamenti al testo c'è anche la proposta di tornare al concetto di ''privata dimora'' come unico luogo interdetto agli ascolti da parte degli investigatori, invece del generico ''luogo privato'' introdotto al Senato.

E ancora: la Bongiorno chiede di rendere più facili le indagini contro ignoti. Un emendamento ad hoc consente di intercettare con meno 'vincoli', specialmente nella prima fase delle indagini, coloro che possono essere considerati informati dei fatti che si intenda perseguire. Esempio: se in un edificio viene ucciso qualcuno, i pm potranno controllare le utenze telefoniche di coloro che, ''sulla base di specifici atti di indagine, vi è fondato motivo di ritenere che siano a conoscenza dei fatti per quali si procede o che possano fornire elementi utili ai fini della prosecuzione dell'attività di indagine''.

Il presidente della Commissione, dunque, punta ad ammorbidire le condizioni poste in essere nel ddl per procedere alle intercettazioni, eliminando la richiesta di ''concreti elementi'' per ritenere che le conversazioni sono attinenti alle indagini e proponendo invece la dicitura del ''fondato motivo''. Inoltre, i finiani chiedono meno privilegi per i parlamentari con una 'stretta' rispetto a quanto previsto nel provvedimento licenziato dal Senato. Nell'emendamento si legge: 'Sopprimere le parole: anche indirettamente'. In questo modo Bongiorno elimina la modifica introdotta da palazzo Madama ribattezzata dall'opposizione 'anti-Trani'. (ADNKRONOS)

INTERCETTAZIONI: DA CIMICI A MULTE, PDL-LEGA CAMBIANO DDL

UNDICI PROPOSTE EMENDATIVE DA MAGGIORANZA; FINIANI, SI INTEGRANO

ROMA, 13 LUGLIO - Pdl e Lega ne hanno presentati sei. I finiani cinque. Ma tra le 11 proposte di modifica presentate al ddl intercettazioni dalla maggioranza non c'è contrapposizione, bensi' ''integrazione'', come sottolineano alcuni parlamentari vicini al presidente della Camera Gianfranco Fini.

Questi gli argomenti principali affrontati negli emendamenti che portano le firme di Enrico Costa (Pdl) e Matteo Brigandi' (Lega), da una parte, e di Giulia Bongiorno dall'altra.

SOSTITUZIONE PM - Ne parlano solo Costa e Brigandi'. E si prevede che la sostituzione del Pm, accusato di aver rivelato segreti inerenti il procedimento che gli è stato affidato, operi solo nel caso in cui contro di lui sia stata esercitata l'azione penale. Non basta più la semplice iscrizione nel registro degli indagati.

INTERCETTAZIONI AMBIENTALI - Il presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno affronta solo un tema della questione: quello che riguarda il concetto di 'privata dimora'. Al Senato venne cambiato e sostituito con il più generico 'luogo privato'. In questo modo non sarebbe stato più possibile (come avviene ora) installare ''cimici'', ad esempio, nell'automobile di qualcuno. Costa e Brigandi' invece si occupano di un altro aspetto: la 'flagranza di reato'. E propongono che le intercettazioni ambientali possano essere fatte in un luogo anche se non vi sia la certezza che lì si stia svolgendo un'attività criminosa (come prevede il testo licenziato del Senato). È necessario però che non si effettuino in 'luoghi privati' e che dalle indagini svolte risulti che attraverso le 'ambientali' sarà possibile acquisire prove di fondamentale importanza (non si parla più di 'assoluta indispensabilità delle indagini' come nella versione di Palazzo Madama). In più, si sopprime la norma secondo la quale il Pm avrebbe dovuto chiedere la proroga degli 'ascolti' di tre giorni in tre giorni. L'autorizzazione, invece, verrà data secondo quanto prevede la legge attuale, ad eccezione dei casi d'urgenza nei quali il magistrato potrà provvedere con proprio decreto alla prosecuzione dei controlli.

PROROGHE - La Bongiorno non ne parla. Costa e Brigandi' allungano i tempi: invece che 'di tre giorni in tre giorni' ('tetto' fissato al Senato) diventano di ''15 in 15''. Si elimina il riferimento alle 'riprese visive' e per acquisire i tabulati basterà il via libera del Gip (non più del Tribunale distrettuale in seduta collegiale come si voleva al Senato).

REATI 'SPIA': Costa e Brigandi' propongono di assimilarli a quelli di maggiore allarme sociale (art. 407 comma 2 lettera A del codice di procedura penale) per i quali verrà fatta valere la disciplina usata per i reati di mafia e terrorismo. Ma nel 407 non si parla di usura. Reato che i finiani volevano rendere 'intercettabile'.

EDITORI: Costa-Brigandi' riducono solo le sanzioni. La finiana Bongiorno, invece, considera punibili gli editori solo nel caso di pubblicazione di intercettazioni di cui era stata ordinata la distruzione (quelle estranee alle indagini o relative a terze persone).

CONTRO IGNOTI: Secondo la Bongiorno, per indagare contro ignoti vi dovrà essere il ''fondato motivo di ritenere che siano a conoscenza dei fatti per i quali si procede'' (come Costa-Brigandi'), ma poi facilita la procedura aggiungendo che in alternativa basterà ''che possano fornire elementi utili ai fini della prosecuzione delle indagini''.

ANTI-CASTA: La Bongiorno elimina in parte il privilegio introdotto al Senato secondo il quale anche per intercettare utenze di terzi, se vi parla un parlamentare e si ravvisi l'intenzione del Pm di ascoltare proprio quest'ultimo, si sospenda l'ascolto e si chieda il via libera alla  Giunta della Camera di appartenenza. (ANSA)

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