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Editoria 26 Gen 2010

Il presidente della Fieg, Malinconico: “Affrontare subito la crisi dell'editoria, aggiornare il quadro normativo” Siddi: "I sacrifici della categoria giornalistica sono tanti e pesantissimi. Serve un impegno strategico nuovo. Ciascuno faccia l

Le difficoltà che attraversano i settori della Filiera della carta, dell'editoria, della stampa e della trasformazione sono drammatiche e richiedono urgenti interventi di politica industriale per alleviare una situazione di crisi che non ha precedenti nella storia economica dell'ultimo dopoguerra. A confermarlo sono le indicazioni emerse alla presentazione di 'Carta, editoria, stampa e trasformazione - Quali effetti dalla crisi?', studio annuale sulla situazione delle imprese della Filiera e delle proposte per il rilancio del settore, elaborato da Alessandro Nova della Bocconi di Milano.

Le difficoltà che attraversano i settori della Filiera della carta, dell'editoria, della stampa e della trasformazione sono drammatiche e richiedono urgenti interventi di politica industriale per alleviare una situazione di crisi che non ha precedenti nella storia economica dell'ultimo dopoguerra. A confermarlo sono le indicazioni emerse alla presentazione di 'Carta, editoria, stampa e trasformazione - Quali effetti dalla crisi?', studio annuale sulla situazione delle imprese della Filiera e delle proposte per il rilancio del settore, elaborato da Alessandro Nova della Bocconi di Milano.

La crisi dell'editoria ''è evidente'' e ''va affrontata subito'', ha detto il presidente della Fieg Carlo Malinconico nella conferenza stampa organizzata dalle Associazioni industriali che compongono la Filiera: Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta, Assografici e Fieg. Per uscirne, ha aggiunto il presidente degli editori, occorre ''aggiornare il quadro normativo e legislativo. Il bilancio dello Stato ha risorse limitate, sarebbe sciocco e velleitario non farci i conti. Ma - ha osservato - la Filiera costituisce un volano che moltiplica le risorse private e pubbliche che vi sono investite''. 'La crisi passerà, ma nell'editoria e nella carta stampata ci sono condizioni strutturali di debolezza. E' un errore leggere tutto in termini di crisi'', ha detto Nova. Secondo i dati illustrati, è emerso che nel biennio 2008-2009, pur nel contesto di una crisi generalizzata che ha investito l'economia italiana e mondiale, le condizioni delle imprese che operano all'interno della Filiera si sono fortemente deteriorate, con una contrazione del fatturato complessivo del 14,2%. In valori assoluti, significa la perdita in un anno di circa 5,8 miliardi di ricavi. La forte riduzione dell'attività reale ha comportato un rilevante calo di valore aggiunto complessivo della Filiera, portando gli indicatori di redditività a valori minimi mai raggiunti in precedenza. Malinconico e Paolo Culicchi, presidente di Assocarta, hanno emtrambi manifestato la profonda preoccupazione per una situazione regressiva che richiede ''urgenti ed efficaci misure di intervento'' sia sul piano della domanda che su quello dell'offerta. ''Manca una politica industriale seria – ha osservato Culicchi - Bisogna investire nelle tecnologie, altrimenti restiamo indietro. La mancanza di investimento ci porterà ad essere isolati in un panorama molto competitivo. Ma siamo già partiti da una situazione di debolezza congenita. Abbiamo prodotti di alta qualità nei macchinari, ma prima o poi la Cina ci copierà anche quelli''. I presidenti delle Associazioni hanno chiesto al Governo provvedimenti di impatto immediato come la detassazione degli utili incrementali investiti in pubblicità e il ripristino del credito di imposta sugli acquisti di carta. Se non si interverrà, i fattori di sofferenza delle imprese della Filiera sono destinati ad aumentare inmisura esponenziale, con conseguenze drammatiche soprattutto sul fronte dell'occupazione. (ANSA)

     “La crisi dell’industria dell’informazione, su cui è tornata oggi a farsi sentire la Federazione Italiana Editori Giornali (Fieg) non sfugge a nessuno di coloro che operino nel settore e voglia affrontarne i problemi veri. Il Sindacato dei giornalisti, la Fnsi, anche nella sua attività con la Federazione Europea e Internazionale di categoria, si è posta da tempo nella prospettiva di un cambiamento, dell’innovazione, dell’integrazione che il settore richiede per costruire una prospettiva di futuro. in questo quadro è certamente condivisibile l’appello del Presidente della Fieg, Carlo Malinconico, per un aggiornamento del quadro normativo che regola il settore. C’è bisogno di porre la questione di un piano regolatore di riferimento normativo cheassicuri pluralismo dell’informazionee reale pluralismo nel mercato del settore. C’è bisogno di liberare risorse per la carta stampata e new media, favorendo un riequilibrio anche del mercato pubblicitario oggi pesantemente sbilanciato verso l’area televisiva. C’è bisogno però anche di coraggio e di un impegno di prospettiva maggiore da parte degli imprenditori, perché i nuovi modelli del business editoriale interessano anche i giornalisti: sia per i problemi occupazionali, oggi molto delicati, sia per la necessaria disponibilità di risorse per sostenere l’informazione di qualità, il giornalismo investigativo, il giornalismo professionale tout court, che costituisce la risorsa primariaperché giornali e offerta informativa dell’industria del settore possano giustificare domande di acquisto e anche di investimento pubblicitario. Alla Fnsi interessa la buona salute delle imprese e soprattutto la buona qualità dell’offerta informativa (che ha un suo necessario costo), condizioni per le quali le leggi da sole non bastano. Il Presidente degli Editori afferma che “la razionalizzazione dei costi” starebbe consentendo di evitare “una riduzione drastica dell’occupazione”. In realtà i sacrifici che, su questa frontiera, stanno facendo tutte le categoria del lavoro nel settore, e oggi particolarmente i giornalisti, sono pesantissimi e, se non accompagnati dell’assunzione di un rischio su un futuro qualitamente importante da parte delle imprese rischiano di indirizzare il futuro verso un punto fermo su posizioni di regresso anziché di rilancio. Da Segretario della Fnsi avverto l’esigenza di un impegno strategico nuovo e rafforzato in cui, a partire dalle parti sociali fino alle istituzioni, ciascuno assuma fino in fondo una responsabilità alta per recuperare a valore tutti gli elementi, morali e di merito, che, nella distinzione dei ruoli e nel rispetto dell’autonomia e del pluralismo dell’informazione delineino una stagione di sviluppo”.

@fnsisocial

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