«Ho raccolto in questo libro tutte le mie contraddizioni. Le contraddizioni dell’uomo, del sindacalista e del giornalista. Insieme con tutte le contraddizioni della mia terra». Con questa battuta Luciano Ceschia ha riassunto il senso del volume “Il gatto rosso. Tasi, picio, te prego”, presentato oggi nella sede della Federazione nazionale della stampa italiana a Roma.
Un percorso della memoria, un racconto «senza una “consecutio temporum” – ha detto ancora Ceschia – saltando tra gli anni ’60 e poi ’80, quindi indietro e poi ancora avanti per seguire non un filo logico, ma il senso dei fatti di cui sono stato testimone».
Un filo di ricordi, colto anche dal presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, che ha aperto l’incontro ringraziando l’autore per aver scelto la sede federale per la presentazione del libro e ricordando, appunto: «La mia storia sindacale si intreccia con quella di Luciano perché mentre io muovevo in prima passi in questa stanze lui viveva la transizione tra l’esperienza da segretario generale e quella da direttore del quotidiano “il Piccolo”».
Sui tanti aneddoti contenuti ne "Il gatto rosso" si è soffermato Carlo Muscatello, giornalista de "Il Piccolo" e componente della giunta esecutiva della Fnsi. Sottolineando che Ceschia è sempre stato uomo di sindacato, anche quando ha diretto giornali. Il suo libro parla della nostra storia, riletta con la sensibilità dell'uomo cresciuto e vissuto in una terra di confine come Trieste e il Friuli Venezia Giulia, laboratorio di convivenza e integrazione.
Un percorso della memoria, dunque, che non poteva non sbocciare in considerazioni di assoluta attualità, come quelle affrontate nel dibattito cui ha preso parte, insieme con il pubblico, anche il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, che con l’autore si è confrontato sul ruolo dei direttori e sul loro diritto di cittadinanza nell’articolato contrattuale. O sulle recentissime vicende di fusioni di alcune testate, e di cessioni di altre, come sta avvenendo per Repubblica e La Stampa, o per i quotidiani del gruppo Finegil.
Sul Ceschia segretario generale della Fnsi e insieme “uomo di frontiera” si è invece concentrato il direttore della Fnsi, e storico del giornalismo, Giancarlo Tartaglia, che ha posto in evidenza il ruolo avuto dal sindacato guidato dall’autore nella difficile mediazione tra i due organismi internazionali dei giornalisti che, negli anni della guerra fredda, rispondevano alla logica della divisione del mondo in blocchi. Logica dalla quale la Fnsi ha saputo tenersi a distanza prima di aderire, a metà anni ’80, a quella che sarebbe poi diventata l’attuale Federazione internazionale dei giornalisti.
E poi il ruolo propulsore della segreteria Ceschia nel dare il via al percorso che nel 1981 portò alla prima legge organica di settore, la numero 416, che ha trasformato l’editoria in un settore industriale maturo.
Un salto nel passato, ripercorso sfogliando le pagine de “Il gatto rosso”. Ma anche una lucida analisi del presente, nella presentazione del libro e nel colloquio con l’autore. Che accomiatandosi non ha voluto far mancare anche un messaggio per il futuro, un futuro a cui la Federazione della Stampa, forte della sua identità federale deve saper guardare con il «coraggio di aprirsi anche all’esterno», alla società civile e alle altre categorie professionali per affrontare al meglio le sfide che aspettano il sindacato dei giornalisti.