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Associazioni 08 Ott 2010

Il Coordinamento delle Associazioni regionali di stampa sull'irruzione dei carabinieri al Giornale: le inchieste giornalistiche non siano messe sotto sequestro

Il Coordinamento delle associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio, le associazioni regionali di stampa di Valle D’Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata, Puglia giudica grave quanto accaduto a "Il Giornale".

Il Coordinamento delle associazioni regionali di stampa per un sindacato di servizio, le associazioni regionali di stampa di Valle D’Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Molise, Basilicata, Puglia giudica grave quanto accaduto a "Il Giornale".

I carabinieri del Noe hanno fatto irruzione nella sede de Il Giornale e nelle abitazioni del direttore Sallusti e del vicedirettore Porro. I militari hanno agito su ordine della magistratura che indaga i due giornalisti per violenza privata. Vittima, secondo gli inquirenti, la presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. Arma del delitto: un dossier giornalistico chei colleghi de Il Giornale avrebbero messo in conto di preparare allo scopo indurre la numero uno degli industriali italiani, seguendo quella che pare la logica interna all’indagine, a non perseverare nelle critiche al governo Berlusconi.
I giornalisti italiani si sono battuti nel corso di questi anni perché non fossero adottati provvedimenti di legge che avrebbero imbavagliato la stampa e conseguentemente leso il diritto dei cittadini ad essere informati. Le ragioni di quella mobilitazione non sono esaurite. Il Capo dello Stato ha autorevolmente ricordato come la libertà di stampa in un Paese democratico non sia mai troppa. E’ di assoluta evidenza come il dovere di informare debba avere una sola premura: rispettare sempre e comunque la dignità delle persona, tutelare i minori e in generale i soggetti sociali più deboli, nel caso di inchieste rispettare la privacy di terzi che non siano direttamente coinvolti nelle indagini giudiziarie. Ove questi limiti fossero superati i giornalisti sanno che non potrebbero invocare - come accaduto in passato - alcuna difesa di casta e di corporazione. E’ anche questa un’acquisizione maturata battendosi contro ogni bavaglio che lede diritti enon carica di responsabilità i soggetti che hanno il dovere di informare. Un’azione preventiva – tuttavia – tesa a porre limiti o cercare di intimidire chi stia lavorando per raccogliere informazioni ai fini di produrre un’ inchiesta giornalistica solleva non pochi inquietanti interrogativi. Oggi tocca a Il Giornale, domani altri potrebbero finire sotto schiaffo per una fattispecie di reato che raramente finora aveva fatto la propria comparsa nel pur vasto arsenale di ipotesi  di volta in volta agitato per accorciare il guinzaglio al quale tentare di legarei giornali e i giornalisti.

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