Federazione Internazionale dei Giornalisti (IFJ) e Federazione europea dei giornalisti (EFJ) hanno lanciato oggi, nel corso di una conferenza organizzata dall'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) a Vienna dal titolo “Sicurezza, libertà dei media e il pluralismo in tempi di conflitto”, un rapporto sulla sicurezza dei giornalisti in Ucraina nel 2014.
Il rapporto – si legge sul
sito della IFJ - è stato preparato da Unione nazionale dei giornalisti di
Ucraina (NUJU), Sindacato indipendente dei media ucraino (IMTUU) e Unione russa
dei giornalisti (RUJ) nell'ambito di un'iniziativa congiunta IFJ/EFJ volta a
documentare le esperienze fatte dai giornalisti nel corso del conflitto in
Ucraina.
Frutto della solidarietà transfrontaliera tra IFJ/EFJ e i colleghi di Ucraina e
Russia che, con il supporto di Dunja Mijatovic, Rappresentante OSCE per la
libertà dei mezzi di informazione, si è riunito sei volte da aprile 2014, il
manuale riferisce della gamma e della portata delle restrizioni ai diritti dei
giornalisti vissute dai colleghi ucraini e russi nel corso del 2014, comprese
limitazioni alla libertà di movimento, detenzioni, minacce, aggressioni e
morti, e contiene interviste ai giornalisti in prima linea tra cui un
corrispondente di guerra russo, un editor di Donbass costretto a lasciare il
suo lavoro, e un giornalista ucraino tenuto prigioniero a Donetsk per tre
settimane. Offre inoltre i consigli dei giornalisti che hanno seguito i programmi
di formazione sulla sicurezza tenuti dalla IFJ, IMTUU e NUJU e affronta con un
consulente ucraino i problemi psicologici riscontrati nei giornalisti impegnati
sul fronte di guerra.
"I giornalisti non sono soldati; i giornalisti non dovrebbero essere usate
come strumenti nelle guerre d'informazione. Siamo lieti - si legge nell’introduzione
al volume curata da RUJ, IMTUU e NUJU - di alimentare il dialogo tra le
organizzazioni professionali russa e ucraina, la IFJ e la EFJ sotto l'ombrello
dell'OSCE, nella convinzione che si tratta di una parte molto importante della
nostra lotta per il giornalismo come bene pubblico in patria e in tutta Europa
nel suo insieme. Ci troviamo ad affrontare le resistenze, gli insulti e le
accuse di chi vorrebbe dividerci e usarci come soldati nelle guerre di
informazione. Ma noi andiamo avanti, insistendo sui nostri standard etici e
professionali, rifiutando l’idea dei giornalisti come combattenti. Noi crediamo
che la cosa più importante in tutti i conflitti e le contraddizioni politiche
sia essere onesti, per mantenere fede ai nostri doveri e alla nostra dignità
professionale, essere giornalisti e esseri umani prima di tutto. Questo ci fa
sperare in un futuro senza violenza, odio e impunità".
"Questo rapporto è la dimostrazione che l’aderenza persistente ai principi
della nostra professione può aiutare i giornalisti a superare la nebbia e
l'isteria di guerra per trovare una causa comune", ha dichiarato Jim
Boumelha, Presidente della IFJ.
"Siamo molto orgogliosi dell'impegno dei nostri affiliati ucraini e russi nel
realizzare questo lavoro di cooperazione", ha detto Mogens Blicher
Bjerregård, Presidente della EFJ. " Ora è molto importante non sprecare
questo impegno, ma sostenerlo e, auspicabilmente, ampliarlo”.
Chi fosse interessato ad approfondire la lettura trova qui il manuale (in inglese).