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Editoria 01 Mar 2010

I giornalisti ricordano la bella stagione de 'L'Ora'. Giornata di studi sul quotidiano palermitano diretto da Nisticò

Palermo - Un piccolo grande giornale. Una fabbrica di notizie. E una voce civile, in una Sicilia segnata dalle profonde ingiustizie di una modernità incompiuta e distorta e dai generosi tentativi di cambiamento.

Palermo - Un piccolo grande giornale. Una fabbrica di notizie. E una voce civile, in una Sicilia segnata dalle profonde ingiustizie di una modernità incompiuta e distorta e dai generosi tentativi di cambiamento.

Un ''ponte'', tra diverse concezioni della politica, della cultura e dell'economia. Nel ricostruire la vicenda storica del quotidiano palermitano ''L'Ora'', soprattutto nella stagione della direzione di Vittorio Nisticò, tra la metà degli anni Cinquanta e la metà degli anni Settanta, è proprio questa, forse, l'immagine più pertinente che si addice: il ponte.

Alla storia di questo giornale di frontiera, dove si sono formate generazioni di cronisti di razza, è dedicata la giornata di studi che si svolge oggi allo Steri di Palermo con alcuni dei protagonisti di quella che lo scrittore Vincenzo Consolo ha definito la ''bella stagione''.

Nato all'inizio del Novecento per iniziativa di una famiglia di imprenditori di ampie vedute, i Florio, anche dopo il passaggio a una società editrice vicina al Pci, ''L'Ora'' ha sempre conservato, lungo tutta la sua vita, le caratteristiche di un quotidiano sensibile ai fermenti di novità e ai tentativi di trasformazione dei vecchi equilibri. Difensore dell'Autonomia siciliana come strumento di libertà e di progresso, ma mai ''sicilianista'' e piagnone. Strettamente legato alle questioni della crescita sociale e civile di Palermo e dell'Isola, ma non provinciale, sempre attento, semmai, a quanto di nuovo maturava in Italia e nel resto del mondo. Un giornale di respiro nazionale, insomma, impegnato a dare ai fatti locali il rilievo delle grandi battaglie di rinnovamento. Le battaglie contro la mafia che ne hanno connotato la storia si inscrivono in questo percorso. ''La mafia dà pane e morte'', era il titolo dell'inchiesta che, nel 1958, svelava per la prima volta l'intreccio di poteri e interessi tra Cosa Nostra, ambienti della politica e della pubblica amministrazione e settori dell'economia, destando l'attenzione della grande opinione pubblica nazionale. Da allora, quell'impegno non è mai venuto meno.

Se la mafia era il deserto della legalità e della civiltà, ''L'Ora'' è stato il difensore delle sue oasi. Un giornale del dialogo, dunque. Politicamente schierato a sinistra. Ma autonomo dal Pci. E sempre aperto, comunque, alle forze nuove del Psi, del mondo cattolico e della Dc e a tutto quanto maturava di innovativo nei vari ambienti della società civile. Un giornale di cultura, come dimostrano le collaborazioni costanti con intellettuali fieri della propria autonomia di pensiero e di giudizio, come Leonardo Sciascia. Un giornale di formazione, per generazioni di giovani intellettuali e giornalisti, attratti da una scuola di severi maestri, Nisticò innanzitutto. Un giornale la cui storia si è interrotta nel maggio del 1992, quando cessò le pubblicazioni salutando i lettori con un titolo aperto alla speranza: ''Arrivederci''. Una promessa che non è stata mantenuta. (ANSA)

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