Senza contratto non si difende il precariato ma neanche la libertà di stampa: solo le nuove regole, da anni al centro di una vertenza sulla quale si continua a registrare la più netta chiusura degli editori, possono aiutare il giornalismo italiano a conquistare garanzie che riguardano, con la nostra professione, la qualità dell’informazione.
I giornalisti del SNGCI, Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, hanno scelto il giorno di Michael Moore, nel quale è salita la temperatura del Festival proprio sui temi della denuncia e della politica, per lanciare ai colleghi internazionali un appello di solidarietà sul contratto che non c’è e sulle condizioni di lavoro di centinaia di precari italiani che, tra l’altro, soprattutto tra i giornalisti più giovani, lavorano proprio sui temi del cinema, della televisione, dello spettacolo. A Cannes sono in questi giorni oltre tremila i giornalisti accreditati che seguono il festival per i giornali di tutto il mondo: a loro il SNGCI ha lanciato un appello nel quale ha illustrato i punti essenziali della vertenza per il contratto che impegna la FNSI, di cui il SNGCI è gruppo di specializzazione, in una battaglia lunga ed estenuante. Oltre trecentocinquanta le firme iscritte al SNGCI, una sigla istituzionalmente presente in tutte le battaglie, anche legislative, a sostegno del cinema e della cultura, sempre più rappresentativa nella professione anche delle firme meno garantite del più giovane mondo giornalistico.