Giornalisti fuori dall'aula della corte d'assise d'appello di Genova dove si è aperto stamani il processo al killer Luca Delfino, 36 anni, per il delitto di Luciana Biggi, uccisa a 36 anni nel centro storico di Genova nell'aprile 2006. Il provvedimento è stato disposto dal presidente della corte, Maria Rosaria D'angelo che, invece, ha disposto questa mattina in aula fossero ammessi "solo" circa trenta studenti di giurisprudenza con i docenti del corso di procedura penale e il personale del tribunale, oltre alle parti.
Delfino fu processato in corte d'assise a Genova a porte aperte.
Il processo avvenne con rito ordinario. La procura generale aveva rinunciato all'appello. Lo aveva presentato l'avvocato di parte civile Golda. L'accusa è retta dal sostituto pg Enrico Zucca che fu pm in primo grado.
Delfino è difeso dall'avvocato Riccardo Lamonaca. Nel processo potranno essere ridefinite le sole statuizioni civili. Dal punto di vista penale, Delfino è assolto per quel delitto.
Delfino è presente in aula, indossa una tuta da ginnastica blu. (GENOVA, 19 APRILE - AGI)
TRIBUNALE DI GENOVA, FORMAZIONE E INFORMAZIONE PROCESSO VIETATO AI GIORNALISTI NON AGLI STUDENTI
In aula a seguire l’udienza possono rimanere gli studenti di giurisprudenza, ma non i giornalisti. Così ha deciso la Corte di Appello di Genova nell’ambito di un processo per omicidio (il cosiddetto caso Delfino) che avrebbe dovuto stabilire, a latere del caso penale, le cosiddette statuizione civilistiche. Un caso che ha occupato le cronache liguri e nazionali per anni con un particolare interesse per le vicende processuali e per l’efferatezza dei casi in esame.
Stamane è accaduto che i giornalisti presenti siano stati prima allontanati dall’aula con una decisione poi confermata dall’ordinanza del presidente del collegio giudicante mentre il pm e i legali non avevano opposto veti alla presenza dei giornalisti. La presenza in aula è stata invece consentita a un gruppo di studenti della facoltà di giurisprudenza nell’ambito dei processi formativi del loro corso di studi.
Una decisione che non ha precedenti e lede il diritto dovere a fare e ricevere informazione. E pure a fare “formazione”: giustamente è stata consentita agli studenti di giurisprudenza. Ma ogni processo, ogni caso che un giornalista segue per lavoro, oltre che rispondere ai diritti del fare e ricevere informazione rappresenta anche una formazione professionale.
Il segretario
Alessandra Costante