Perché ci sia più libertà di stampa è necessario ridurre la povertà: è questo il tema della Giornata Mondiale della Libertà di stampa dell'Unesco per il 2006, che si celebra il 3 maggio.
''Media, sviluppo e sradicamento della povertà'', questo il titolo della giornata in cui l'Unesco invita i partecipanti a considerare i legami tra i media indipendenti e l'alleviamento della povertà nonché fattori cruciali che intaccano questi legami. Ma l'Unesco anche le redazioni a celebrarla ad esempio con iniziative anche a carattere simbolico come la commemorazione per la scomparsa di giornalisti uccisi mentre svolgevano il loro lavoro in zone belliche e non. In più nel mondo la povertà è frequentemente correlata al sesso di una persona, così essere donna significa avere fino al 50% - spiega l'Unesco - di possibilità di versare in condizione di povertà. In 49 dei paesi meno sviluppati del mondo, infatti l'analfabetismo tra le donne raggiunge una media del 56% e il 16% dei bambini muore prima di aver compiuto il quinto anno di età. Il processo indiretto di sostegno alla stampa indipendente, ed il concomitante rilievo posto sulla questione dei diritti, offre quindi particolari vantaggi ai gruppi tradizionalmente esclusi dalla società civile, specialmente le donne, i gruppi minoritari, e i giovani. Un ruolo importante - considera sempre l'Unesco - poi può avere l'accesso alle tecnologie informatiche e della comunicazione, e per questo si chiede di affrontare dibattiti con questo tema in occasione della giornata mondiale. Inoltre l'Unesco propone l'avvio di un workshop volto ad analizzare le connessioni esistenti tra le tre ''e'': educazione, espressione ed economia. A Roma la Cni Unesco organizza per il 3 un convegno dal titolo ''Media, sviluppo e sradicamento della povertà'', che si svolgerà nella Sala del Museo della Fondazione Cassa di risparmio in Via del Corso 320 a partire dalle 9 di mattina.(ANSA) Altre informazioni dall’Insi (International News Safety Institute) As we approach another World Press Freedom Day on 3 May, we are reminded of our brave colleagues who have died trying to tell the story in just the first quarter of 2006. We count 29 journalists and support staff who have lost their lives in 13 countries -- the same toll as at this point in 2005, which turned out to be the bloodiest year on record. All but two were murdered. Circumstances were not always clear but in most cases the indications were that they died because of their work. Iraq continues to be the main killing ground of modern times for the news media, with nine deaths so far. News fatalities began there when the kidnappers of American journalist Jill Carroll shot dead her interpreter, Alin Ghazi, at the beginning of January. Jill was mercifully released unharmed four months later. Two thirds of the 110 news media staff who have died in the Iraq conflict so far are Iraqi, half of them at the hands of unknown insurgents. The environment has become even more dangerous for local journalists in recent weeks, with an increase in the premeditated murder of people close to their homes. Apart from Iraq, afflicted countries were India, the Philippines, Sri Lanka, Guyana, China, Ecuador, Russia, Mexico, Colombia, Turkey, Nigeria and Venezuela were other countries to suffer multiple deaths. Details on our website http://www.newssafety.com/casualties/2006.htm