Giornalisti del "Domani" prosciolti dall'accusa
di diffamazione
e rivelazione
di segreto d'ufficio
Il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Catanzaro, Antonio Baudi, ha prosciolto dai reati di diffamazione a mezzo stampa e rivelazione di segreto d'ufficio i giornalisti del quotidiano calabrese «Il Domani» Mario Meliadò e Franco Ferrara e l'ex direttore del quotidiano, Domenico Morace. I tre giornalisti erano accusati di avere pubblicato la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati della Procura di Catania del procuratore capo di Reggio Calabria, Antonino Catanese. I fatti si riferiscono al settembre 1998 quando i giornalisti del «Domani» riportarono, in prima pagina, i nomi dei magistrati calabresi e siciliani accusati della presunta gestione strumentale delle dichiarazioni del pentito messinese Luigi Sparacio. La posizione del procuratore Catanese venne archiviata alcuni mesi dopo la pubblicazione della notizia. L'unico magistrato rinviato a giudizio dal gip di Catania fu Giovanni Lembo, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia. Il gup Baudi ha ritenuto di prosciogliere i giornalisti dal reato di diffamazione a mezzo stampa «perchè il reato non sussiste, corrispondendo la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati ai criteri di verità e fondatezza e interesse pubblico» e dal reato di rivelazione del segreto d'ufficio per «non aver commesso il fatto». Il gup ha dunque accolto la tesi difensiva degli avvocati Aldo Casalinuovo, Federico Maria Ferrara e Giuseppe Nucera, che avevano sostenuto come «i giornalisti non abbiano il compito di tutelare un segreto d'ufficio», che invece spetta ad altri, «ma il dovere di dare una notizia che sia di rilevante interesse pubblico». (ANSA)