Francesco Cossiga attacca duramente, nell'Aula del Senato, il capo della Polizia, un ''losco figuro'' che ''ha una tal bassezza che non mi offende neppure se mi sputa in faccia''
Il motivo del contendere nasce dalla interrogazione rivolta tre giorni fa al ministro Amato per sapere se ci sono giornalisti pagati dal Dipartimento di Ps e dal capo della Polizia, Gianni De Gennaro. La riposta alla interrogazione, dice Cossiga, e' arrivata tramite uno ''scagnozzo'' (''tal Roberto Sgalla'') che ha smentito con una lettera a ''Repubblica'' qualsiasi pagamento. Offeso, Cossiga si alza in Aula, dopo aver avvertito i giornalisti in sala stampa che avrebbe fatto ''un numero'': ''oggi e' accaduta una cosa grave. Ho presentato due interpellanze al Ministro dell'interno che non ha risposto. Per suo conto ha risposto lo scagnozzo di quel losco figuro del capo della polizia, che si chiama Gianni De Gennaro. Questa e' un'offesa a me? Gianni De Gennaro ha un tale bassezza morale che non mi puo' offendere neanche se mi sputa in faccia. Un uomo che e' passato indenne da manutengolo della Fbi americana, e' passato indenne dalla tragedia di Genova, e' passato indenne dopo aver confezionato la polpetta avvelenata che ha portato alle dimissioni di un Ministro dell'interno; e' passato indenne da tante cose'', dice Cossiga che ogni tanto ride delle sferzanti parole. ''Pero', mi dispiace per il ministro Amato, lui puo' anche non rispondermi, ma non puo' permettere che uno scagnozzo di quel losco e sporco figuro che e' Gianni De Gennaro si sostituisca al Ministro dell'interno. Questa non e' un'offesa per me, ma e' un'offesa per il Senato''. Il Presidente di turno, Caprili, si e' subito rivolto al Presidente emerito della Repubblica: ''Ovviamente ho preso buona memoria di cio' che ha richiesto. Va da se' che i giudizi che sono stati espressi sul Capo della Polizia ovviamente appartengono interamente al presidente Cossiga, quindi sono giudizi all'interno di una sua riflessione''. (ANSA) ''Esiste un elenco di giornalisti retribuiti dai servizi? Hanno ragione i giornalisti de 'La Repubblica' a chiedere che questi elenchi siano resi pubblici, per venire a conoscere i nomi di chi ha ritenuto di avere una doppia lealtà alla professione e a servizi. Il clima di confusione alimenta i sospetti e le false voci, nella tentazione di mettere nello stesso mazzo spioni e spiati''. Lo sottolinea il Ds Giuseppe Giulietti. ''E' giusta la richiesta dei colleghi di Repubblica di conoscere tutti i nomi, non solo due, per mettere fine alle illazioni. I ministri competenti forniscano tutti gli elenchi in loro possesso per prendere i provvedimenti conseguenti. Tra qualche mese - conclude Giulietti -saranno tutti uguali: magari con spioni premiati e spiati rimossi dai loro incarichi''.(ANSA)