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Internazionale 20 Apr 2007

Gb: due settimane a Baghdad, per l’editore erano…ferie

Di posti per trascorrere le vacanze nel mondo ce ne sono molti, fra cui alcuni anche adatti a chi cerca un “brivido” supplementare. Solo a un pazzo verrebbe però in mente di prenotare ora una settimana di ferie a Baghdad, città devastata dalla guerra e quotidianamente martoriata dagli attentati.

Di posti per trascorrere le vacanze nel mondo ce ne sono molti, fra cui alcuni anche adatti a chi cerca un “brivido” supplementare. Solo a un pazzo verrebbe però in mente di prenotare ora una settimana di ferie a Baghdad, città devastata dalla guerra e quotidianamente martoriata dagli attentati.

A quanto pare però Bahar Hussein, 49enne giornalista britannico impiegato per l’Arab News Network – canale satellitare di notizie in arabo che trasmette da Londra – ha scelto proprio la capitale irachena per trascorrere le uniche due settimane di ferie che si era concesso in due anni di lavoro. O almeno è quello che si è sentito dire dall'editore che aveva citato in tribunale perché questi si era rifiutato di pagargli le ferie non godute dopo averlo licenziato senza giusta causa. La direzione dell’Ann ha sostenuto in tribunale che non corrisponde a verità il fatto che il giornalista non è mai andato in vacanza nel corso dei due anni di lavoro presso l’emittente: per loro era infatti scontato che i quindici giorni trascorsi in Iraq nell’ottobre del 2005 intervistando politici locali e militanti della guerriglia fossero da conteggiare come ferie. Ma non è finita qui: quando il reporter nel giugno scorso ha finalmente deciso di prendere un vero periodo di vacanza, al suo ritorno ha trovato che il suo posto era stato preso da un altro giornalista, al quale veniva corrisposto un salario molto più basso, mentre a lui per tre mesi non è stato affidato alcun incarico di sorta, costringendolo di fatto alle dimissioni. Ovviamente le istanze di Hussein sono state accolte dal tribunale londinese, che ha stabilito che il giornalista è stato licenziato ingiustamente e ha condannato l’Arab News Network a corrispondergli un risarcimento di quasi 29 mila sterline (oltre 42 mila euro). “Ho lavorato duramente per l’Ann senza mai andare in ferie, solo per essere ricompensato con un calcio sui denti – ha commentato lo stesso Hussein – Anche solo pensare che io sia andato in vacanza in Iraq è un insulto. Mi vengono in mente un sacco di posti più sicuri e rilassanti per trascorrere le ferie”. Seppur estremo, il caso di Hussein è emblematico di un peggioramento delle condizioni lavorative dei giornalisti nel Regno Unito, come ha spiegato uno degli avvocati del giornalista (che nella sua azione legale è stato sostenuto e finanziato dalla Nuj, il sindacato inglese degli operatori dell’informazione): “Assistiamo sempre più spesso a casi in cui gli editori negano ai loro impiegati i diritti più elementari, credendo di farla franca. Il caso di Bahar Hussein dovrebbe costituire un segnale per tutti”. (9Colonne)

@fnsisocial

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