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Fnsi 29 Nov 2003

G8. giornalista de "il Resto del Carlino" tra i presentatori della petizione promossa per chiedere una commissione parlamentare d'inchiesta

G8. giornalista de "il Resto del Carlino" tra i presentatori della petizione promossa per chiedere una commissione parlamentare d'inchiesta

G8. giornalista de "il Resto del Carlino" tra i presentatori della petizione promossa per chiedere una commissione parlamentare d'inchiesta

Una petizione popolare ai presidenti della Camera e del Senato è stata promossa dal Comitato verità e giustizia per Genova per chiedere una commissione parlamentare d'inchiesta che faccia luce sulle modalità complessive della gestione dell'ordine pubblico durante il G8 di Genova e il Global Forum di Napoli. L'iniziativa è stata annunciata oggi, in una conferenza stampa, dalla presidente del comitato Enrica Bartezzaghi e da Lorenzo Guadagnucci, il giornalista del Resto del Carlino picchiato dai poliziotti nella scuola Diaz. Nella petizione viene chiesto anche di stabilire l'obbligo di codici identificativi sulle uniformi delle forze dell'ordine, la programmazione di un costante aggiornamento professionale e la promozione di principi della non violenza, l'esclusione dell'utilizzo dei gas Cs, e l'introduzione del reato di tortura. In merito poi alla richiesta di alcuni dirigenti di polizia di trasferire a Torino il procedimento della scuola Diaz, la Bartezzaghi ha sottolineato: « È evidentemente un pretesto per rinviare il più possibile il dibattimento e spostare così i temi centrali della vicenda. Ci meravigliamo come cittadini che i vertici della polizia non vogliano affrontare al più presto questo processo, per fare chiarezza sulle loro responsabilità». Sempre nell'ambito dell'inchiesta sul G8, l'avv. Riccardo Passeggi del Genoa Legal Forum ha annunciato denunce in sede civile e penale. Ritenendosi diffamato da due articoli apparsi su un quotidiano nazionale, chiederà il risarcimento di 100 mila euro per danni morali, materiali e all'immagine. Il legale è infatti al centro di un «giallo informatico» perchè, dopo aver venduto regolarmente il suo computer e il relativo software ad una segretaria della procura, il suo nome è rimasto impresso nei files di vari interrogatori di indagati. «Ho venduto regolarmente il mio computer alla segretaria di un pubblico ministero - ha spiegato - con il software e tutti gli accessori. Poi non ne so più niente. Posso solo supporre che sarà stato usato anche per trascrivere interrogatori, senza eliminare però le mie impostazioni iniziali». (ANSA).

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